PIEDIMONTE MATESE – Un Moro…crocifisso. Al termine della lettura, tragica ed al contempo  tenera, delle lettere scritte di suo pugno nella prigione  del “tribunale del popolo” allestita in via montalcini dalle brigate rosse, l’attore Tortora, rialzandosi dalla sedia ed indossando il cappotto ed il cappello ad interpretazione  dello statista barese, mettendosi di spalle al giovane  pubblico , ha allungato le braccia, orizzontalmente, mimando proprio  il gesto della Crocifissione.

Una provocazione “mimica” per rendere ancora più plastica la sofferenza di una tragedia, in primis umana e familiare dell’allora presidente della DC, del suo calvario in quei 55 giorni nel carcere “condominiale” delle BR.   E’ stato questo il momento interpretativo iniziale che ha aperto la giornata che segnava nel calendario della memoria . un doppio appuntamento: trentacinque anni fa non solo fu ritrovato il corpo  dell’ex presidente del consiglio ed artefice del compromesso storico, con l’allargamento alPci, ma anche quello di Peppino Impastato, l’attivista   di sinistra ucciso dalla mafia a causa  delle sue denunce on the radio  nonostante i goffi tentativi di depistaggio per fuorviare sui mandanti del delitto. Moro ed Impastato sono stati gli anni della trama di riflessioni nell’ambito di un’iniziativa avviata dal comune diPiedimonte Matese come prima tappa del maggio a Piedimonte su un’idea dell’associazione culturale Byblosche è stata recepita ed arricchita  dall’amministrazione in particolare dall’assessorato alla cultura . Le ragioni dell’incontro (presenti studenti di vari istituti superiori) sono state illustrate dal dirigente scolastico del liceo “G.Galilei”,Enzo Cunti(“ è un’occasione di conoscenza e di approfondimento soprattutto per voi ha detto rivolto ai ragazzi) presentando un’ospite d’eccezione il giornalista Rai Alfano  che riuscì a giare le uniche  immagini, poi cedute alla RAI , sul ritrovamento della famosa renault rossa e del cadavere del leader dc, come ha raccontato con  pathos  di dettagli  nella parte finale dell’incontro.”Una data che è stato uno spartiacque e che rimarrà sempre scolpito nella memoria perché iniziò la fine della prima repubblica ” ha introdotto il docente di storia ed assessore Leuci che ha spiegato il senso dell’abbinamento delle due vicende con la presentazione del produttore cinematografico, Giuseppe Milazzo Andreani e del cortometraggio “Fratelli minori”  proiettato anche al Toronto Festival e nella selezione del premio David di Donatello. Ma ad addentrarci  nel “clima emotivo”  di quel periodo , come ha detto l’assessore Leuci, è stata la lettura e l’interpretazione di Pierluigi Tortora, accompagnato dalla chitarra di Antonio De Innocentiis,   con le missive drammatiche inviate ai familiari , ai vertici del suo partito , a Papa Paolo VI in cui chiedeva, sollecitava ad aprire un canale umanitario con il cosiddetto partito armato. Una resa artistica  per dare forma a quell’alternarsi di cupi stati d’animo ma anche di slanci  di nostalgia per la lontana dai propri cari da parte dello statista pugliese.  La parte centrale dell’incontro è stato occupata dalla proiezione del  “corto”, di cui è regista  Carmen Giardina, con la narrazione cinematografica di un posto di blocco di giovani  militari di leva durante il rapimento Moro ma anche dell’intreccio narrativo con  la morte del giovane attivista siciliano. Ecco la trama secondo “moviplayer” : in occasione del rapimento del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, l’esercito italiano svolse una massiccia attività di controllo del territorio e, per la prima volta, anche i soldati di leva parteciparono alle azioni operative. 9 maggio 1978: Enzo, siciliano, di sinistra, Vittorio, di destra e un po’ sbruffone, e Antonio, superficiale e allegro playboy sono tre di loro, poco più che ventenni, in attesa al bordo di una strada dove non passa anima viva. Per di più la radio da campo non funziona. Trascorrono così l’ennesima giornata di ozio, sfottò ed espedienti per far passare il tempo inconsapevoli che anche in quello sperduto angolo di Italia stanno per giungere, attraverso degli equivoci “servitori dello stato” in borghese, due terribili notizie. La faccia dell’Italia e della politica cambieranno per sempre, e forse anche Enzo, Vittorio e Antonio non saranno più gli stessi ” . La sezione finale si è snodata lungo la testimonianza professionale ed umana del giornalista Franco Alfano, nel 1978 al lavoro in un’emittente televisiva privata, GBR che raccolse le scene del ritrovamento del corpo di Moro  in una traversa di via Botteghe Oscure  ed a pochi passi dalla sede DC ed autore di un volume “tutto sia calmo” frutto di varie interviste  tra cui molti Br. Un racconto sul filo dell’emozione su quella pagina tragica, forse, ancora aperta come le ferite della democrazia italiana.

Michele Martuscelli

 

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