“Un partito che sappia tenere insieme la tradizione socialista e quella liberale. Che sia capace di riforme e che sia in grado di parlare a una gran parte della società. Quella che ci ha seguito fino ad oggi non è sufficiente a governare”.
Così, intervistato da Repubblica, Sergio Chiamparino delinea il programma della sua ipotetica segreteria del Pd. Correre per la segreteria? “Sarei disponibile a farlo”, spiega, intanto “a condizione che la mia eventuale candidatura serva a coagulare una parte importante del partito su un programma che una volta si sarebbe definito lib-lab, liberali e laburisti, un programma riformista”. La decisione, dice, avverrà nel giro di “qualche settimana”. L’ex sindaco di Torino sottolinea che “un conto è avere due o tre candidature, un altro concorrere nella frammentazione”. “Le recenti esperienze – osserva – non mi sembrano positive. Quando uno batte una nasata come quella delle ultime elezioni, é evidente che qualcosa non ha funzionato. E non si può pensare che la responsabilità sia tutta di Bersani. Lui avrà commesso i suoi errori ma l’errore strategico è nella lettura che abbiamo fatto della società italiana”. Un esempio programmatico “lib-lab”, precisa, potrebbe essere “la proposta del salario di cittadinanza da dare, a certe condizioni e per un periodo limitato, a chi è senza lavoro e lo cerca attivamente”. “Ma se non vogliamo prenderci in giro – prosegue – dobbiamo sapere che, contemporaneamente, è necessario rendere più flessibile il mercato del lavoro con proposte di liberalizzazione come quelle suggerite in questi anni da Pietro Ichino”. “Ho sentito Renzi al telefono – dice – e mi ha incoraggiato congratulandosi per la mia disponibilità”.