CASERTA – Anche quest’anno, immancabile ed attesissimo, torna sul palco di OfficinaTeatro un sempreverde successo firmato dal direttore artistico Michele Pagano. Sabato 18, alle ore 21 e domenica 19 alle ore 21 nella struttura di via degli Antichi Platani a San Leucio, le Matronnole tornano a spettegolare e a lamentarsi di generi e nuore in un lavoro con cui ancora una volta, tra un ritmo neomelodico ed un intraducibile vecchio dialetto, Pagano riesce a riprodurre linguaggi e personaggi femminili in un ritratto spietato ed irriverente dei nostri territori.

Rappresentazione impietosa di spaccati di quotidianità propri dell’entroterra casertano, le improbabili matrone sono protagoniste di incessanti giaculatorie, di invettive, di pettegolezzi, di recriminazioni, di giudizi al vetriolo e di gustosi epiteti, intervallati da intermezzi musicali eseguiti a ritmo di rap neo-melodico.

Al dialetto, linguaggio fiorito e non-politicamente-corretto, si affida il compito di sintetizzare con fulminanti fioriture lessicali il senso di un pensiero filosofico e sapienziale più articolato: «Sti’ femmene auanne s’ann’ levata a’ capezza» che traduce perfettamente l’espressione latina: «Mala tempora currunt». Con la loro invereconda sincerità le donne in scena forniscono un quadro tragi-comico degli usi e dei costumi di una provincia legata a tradizioni del tutto originali e apparentemente stravaganti. Molti riconosceranno l’eccentricità di usanze al limite della cerimonialità sacra, i più vedranno ironicamente descritti tutti quei luoghi comuni che rendono unico ed irripetibile il nostro retroterra culturale di campani e che, al contempo, ci fanno oggetto di irriverenti dileggi da parte di osservatori esterni. A questi ultimi le Matronnole risponderebbero sicuramente: «Cu’ a scusa c’hanno sturiato, nun sanno passà manc’ a’spirapolvere. Mittete a culo a poppa e scirea!».

 

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