Ancora un nulla di fatto per la presidenza della Giunta per le Autorizzazioni del Senato. La Conferenza dei Capigruppo di Palazzo Madama rinvia la seduta nella quale si sarebbero dovuti decidere presidente, vicepresidenti e segretari, cinque minuti prima della sua convocazione ufficiale fissata alle 14. E con il voto contrario di M5S e Lega.

“Si è deciso di rinviare la Convocazione della Giunta – spiega il vicepresidente del Senato Valeria Fedeli (Pd) – per dare la possibilità alle opposizioni di mettersi d’accordo tra loro” anche sulle ‘presidenze calde’ delle due bicamerali: il Copasir e la Vigilanza Rai. Tra Lega, M5S e Sel, insomma, si dovranno fare i conti per decidere come ‘spartirsi’ i tre presidenti. E il risultato, assicura il capogruppo del Pdl al Senato Renato Schifani, “arriverà entro la prossima settimana”. In realtà, parlando con i senatori della maggioranza, si capisce che il problema non sarebbe tanto delle opposizioni quanto di alcuni indecisi del Pd che potrebbero spostare gli equilibri soprattutto in Giunta. A spiegare un po’ meglio come stanno le cose è il Democrat Felice Casson secondo il quale la presidenza della Giunta dovrebbe spettare a Sel o a M5S perché la Lega, di fatto, “non è opposizione visto che non ha votato contro il governo, ma si è astenuta”. Il vero nodo delle presidenze, comunque, resta quello del Copasir che Pd e Pdl non vorrebbero andasse al M5S. Il Pdl ci vedrebbe bene un leghista, ma allo stesso tempo teme che lo scranno più alto della Giunta possa poi venire assegnato a qualcuno favorevole all’ineleggibilità del Cav: tema ormai diventato lo ‘spauracchio’ per la tenuta del governo. “E’ chiaro che se si decidesse per l’ineleggibilità” di Berlusconi, osserva il presidente della commissione Giustizia Francesco Nitto Palma, l’esecutivo Letta “non ci sarebbe più”. E altrettanto tranchant è Giacomo Caliendo (Pdl) che, dopo i capigruppo Schifani e Brunetta, avverte: “Questo è un governo politico, pertanto se solo venisse posta la questione dell’ineleggibilità” del leader Pdl, “cadrebbe il governo”. Dando un’occhiata al Regolamento di Palazzo Madama, comunque, si capisce come il discorso dell’ineleggibilità sia più una questione politica che concreta. Secondo l’articolo 135-ter, infatti, toccherà sempre e comunque all’Assemblea l’ultima parola sulle proposte avanzate dalla Giunta. E fino alla chiusura della discussione in Assemblea basterà che “almeno 20 Senatori” formulino “proposte in difformità dalle conclusioni della Giunta”, attraverso ordini del giorno motivati, per cambiare le carte in tavola. Tornando ai numeri, comunque, la compattezza del Pd sarà decisiva. Il centrodestra con la Lega e Gal ha infatti 8 senatori, come ne ha 8 il Pd. I M5S sono 4 e Sel ne ha 1. Se tutti gli 8 Democratici si schierassero con la Lega e il Pdl, potrebbe farcela a diventare presidente il senatore del Carroccio Raffaele Volpi. Ma se almeno 4 decidessero di seguire la ‘linea Casson’, allora la presidenza potrebbe toccare a Sel o al M5S, favorevoli a dichiarare il Cav ineleggibile in quanto concessionario pubblico, ai sensi della legge 361 del 1957. “Vorrei però ricordare – sottolinea Nitto Palma – che nel ’96 la maggioranza di centrosinistra non ritenne di dichiararlo ineleggibile. E da allora sono passati ben 17 anni..”. Sempre sul tavolo della Giunta potrebbero poi arrivare a breve anche ‘grane’ relative alle vicende giudiziarie di Berlusconi. E anche per questo si guarda a qualcuno che non sia ‘anti-Cav’.

 

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