Il passaggio dalla vita terrestre a quella acquatica – che ha segnato la nascita delle balene e dei delfini cosi’ come li conosciamo – avvenne alcuni milioni di anni prima di quanto si fosse creduto fino ad oggi. E la transizione e’ stata piu’ rapida di quanto si supponesse: responsabile dei ripensamenti sugli albori della vita sul pianeta e’ il ritrovamento dei resti dell’antenato delle balene moderne, un archeocetaceo di 49 milioni di anni, il piu’ antico del mondo, nell’isola di Marambio, nella zona antartica.

Sulla base dei resti trovati, si presume che l’animale misurasse tra i quattro ed i sei metri, e fosse un predatore. I denti aguzzi lasciano infatti intendere come non si nutrisse di krill, ma masticasse le sue prede. Il rinvenimento, ad opera dei paleontologi argentini Claudia Tambussi (Conicet – Museo de La Plata) e Marcelo Reguero (Conicet- Istituto antartico argentino e Museo de La Plata) e degli svedesi Thomas Mors e Jonas Hagstrom, entrambi del Museo di storia naturale di Stoccolma, e’ stato presentato a Buenos Aires, e data la sua importanza sara’ protagonista anche al 71/mo incontro annuale della Societa’ di Paleontologia dei vertebrati, che si tiene a Las Vegas. Dopo i resti di pesci che risalgono ad almeno ottanta milioni di anni fa, di pinguini giganti, e dinosauri di vari tipi, la zona antartica, che alle origini del mondo godeva di un clima tale da favorire la crescita di una flora esuberante, e acque che si aggiravano sui venti gradi, restituisce un nuovo tassello per ricostruire la storia del nostro pianeta. L’Archeocetaceo Antartico, cosi’ come e’ stato denominato, appartiene al gruppo Basilosauride ed e’ l’antenato piu’ antico conosciuto del gruppo che ha dato origine alle balene e ai delfini che oggi popolano i nostri mari ed oceani (prima di questo ritrovamento il cetaceo completamente acquatico conosciuto aveva 38 milioni di anni). Un esemplare anteriore, datato 53 milioni di anni, ritrovato nella regione indo-pakistana, appartiene invece al gruppo delle cosiddette ”balene semiacquatiche”, i Protocetidae, con 4 piedi. I reperti ritrovati sono una mandibola di 60 centimetri con un dente ancora nella sua posizione originaria e frammenti di altri denti. E proprio nelle mandibole e nei denti, secondo gli esperti, sta il maggior numero di informazioni utili. I fossili saranno ora oggetto di studio al Centro Nazionale Patagonico (Cenpat) di Puerto Madryn.

 

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