“L’alternativo” a questo governo, che è un governo che nasce da una “situazione eccezionale” non c’è: bisogna passare per “questo pertugio”. Così il premier Enrico Letta, intervistato da Ezio Mauro a Firenze a “La Repubblica delle Idee”. L’alternativa sarebbe stata “tornare immediatamente al voto”, creando “un caos istituzionale maggiore oltre ad aver generato un equilibrio politico peggiore”, ha aggiunto Letta. Quello del governo “è un percorso faticoso, difficile, che si deve spiegare e raccontare”.
Letta ha invitato a fare una distinzione tra “politiche e politica”. “Noi siamo impegnati sulle politiche, il governo è impegnato sulle politiche perché tra componenti diversi si trova intesa sulle politiche; se parliamo politica non troviamo intesa”. “Lunedì pomeriggio ci renderemo conto che non è così e che gli elettori sono consci che non c’é qualcuno che ci detta la linea”, ha assicurato Letta rispondendo a Ezio Mauro che gli faceva osservare come fosse Berlusconi il “vero driver’ del governo. E sull’ipotesi di condanna di Berlusconi: “Penso che non ci sarà nessuna influenza” sul governo “e mi auguro senso di responsabilità da parte di tutti i parlamentari della maggioranza” perché è “inutile alzare bandiere e bandierine sapendo che è una cosa velleitaria”. Sulla riforma della legge elettorale “non c’è nessun accordo”; anzi, è il punto sul quale “la distanza tra i partiti è maggiore”, ha affermato il premier. Letta ha aggiunto che “il governo deve intervenire solo in ultima istanza”, ma se i “partiti non trovano l’accordo” allora andrà avviata “una riflessione”.
Gli italiani abbiano “fiducia” nel tentativo di questo Governo perché dietro “non ci sono sotterfugi” ma solo il tentativo di uscire da una “situazione eccezionale” per riprendere “il confronto bipolare in una condizione virtuosa”. “Ho preso nel discorso della Camera degli impegni sull’Imu che intendo mantenere, ma senza sfasciare i conti pubblici” ha poi detto Letta. “Abbiamo approvato un decreto che fissa al 31 agosto la data per la riforma dell’Imu. Le modalità saranno note in quel momento, poi il Parlamento deciderà se approvarle”. Bisogna “affrontare lo scioglimento dei nodi” del nostro sistema istituzionale, “altrimenti ogni confronto” elettorale “non scioglierà i problemi”, ha aggiunto Letta ricordando la legge elettorale che determina due maggioranze diverse tra Camera e Senato e parla di una “situazione ingestibile”.
E sull’Iva: “Dico che ci proveremo a evitare l’aumento dell’Iva, ma che non lo decidiamo noi: quell’aumento nasce nel 2011′. ‘Faremo di tutto per evitare l’aumento ma tra i poteri del governo non c’é quello di stampare moneta”. Dalle riforme istituzionali “non uscirà alcun mostro” perché “le garanzie ci sono”. Lo ha detto il premier ricordando anche di aver voluto con forza un referendum finale sulle riforme. “Non si può immaginare di toccare la legge elettorale senza toccare il punto principale richiesto dall’opinione pubblica” e cioé la “riduzione del numero di parlamentari”.
Letta ha sottolineato come sia necessario anche eliminare il “bicameralismo perfetto”. A proposito dei rapporti con M5S ha detto: ”Quando sento il capo di uno dei partiti principali dire che il Parlamento è una tomba maleodorante ho difficoltà a pensar e che si possa fare granché con queste parole”. “Questo è il momento della grande accelerazione e l’Italia ha una grande occasione” in Europa perché “il semestre italiano può essere come quello che decise Maastricht” e il nostro governo il “rompighiaccio” che ci consenta di andare “verso l’unione politica”. “Penso che uscire dall’euro sarebbe il disastro finale per l’Italia, un errore drammatico, perché finirebbe l’euro”, ha aggiunto il premier. Bisogna riuscire a fare un “credito d’imposta” per promuovere l’occupazione giovanile.
“L’unione bancaria è fondamentale, bisogna farla. Chiederò con forza che si faccia, che si chiuda la partita”, perché significa anche “più soldi alle piccole e medie imprese”. Occorre “ripensare lo strumento delle missioni all’estero, della loro protezione”, ha spiegato Letta commentando l’attentato in Afghanistan in cui è moro il capitano La Rosa. “Oggi non si pone il problema dell’uscita dall’Afghanistan, che è stato già fissato”: ma “dentro quel percorso occorre fare il massimo per la sicurezza dei soldati”. Infine Letta ha difeso l’esito della missione occidentale in Afghanistan: “Quello che la comunità occidentale ha fatto lì ha risparmiato cose peggiori”. Dopo quasi due ore di colloquio nello studio di Palazzo Vecchio, Enrico Letta e Matteo Renzi si stringono la mano, dandosi il ‘cinque’ in favore di telecamere e obiettivi fotografici. Il sindaco di Firenze ha poi accompagnato il presidente del Consiglio all’uscita di Palazzo Vecchio.