NAPOLI – Tra le persone arrestate oggi nel corso del blitz contro il clan Di Lauro figura un vigile urbano, l’assistente capo Gennaro Faella, già in servizio presso la IX unità operativa di Secondigliano: Faella è accusato di avere procurato alla cosca falsi documenti per gli usi più svariati, per esempio per sfrattare l’inquilino di un alloggio popolare in modo che gli subentrasse un affiliato ai Di Lauro.
Il vigile avrebbe inoltre rivelato al clan notizie segrete e in particolare l’installazione, avvenuta nel 2005, di una telecamera all’interno del rione “Terzo mondo”, di fronte al bar nel quale gli affiliati erano soliti incontrarsi. L’episodio dello sfratto e quello della telecamera sono ricostruiti nella poderosa ordinanza di custodia cautelare (circa mille pagine, con un paragrafo per ciascun indagato) emessa dal gip Raffaele Piccirillo su richiesta dei pm Francesco De Falco e Stefania Castaldi. A rivelare i dettagli dello sfratto è il collaboratore di giustizia Antonio Capasso, che grazie ai falsi documenti ottenne l’alloggio al quale non avrebbe avuto diritto: “Faella compilò, nel mese di maggio 2009, una documentazione falsa che mi riguardò direttamente. Uno zio mio, Domenico Capasso, non affiliato, occupava un appartamento posto al terzo piano di via Il posto delle fragole 11, nel rione Terzo mondo. Dato che di lì a breve mi sarei dovuto sposare, chiesi a Nunzio Talotti e a Antonio Di Lauro (altri indagati, ndr) un appartamento per me nel rione. Questi però mi assegnarono un garage da adibire ad abitazione che non fu di mio gradimento. Quindi chiesi loro se, nel caso avessi io personalmente trovato una unità abitativa, avrei potuto occuparla. Alla loro risposta positiva, interessai il vigile Faella affinché redigesse una documentazione che imponeva lo sfratto a mio zio Domenico Capasso. E in effetti Faella, con un altro suo collega, in questo senso si regolò, provvedendo alla redazione del documento falso e anche alla notifica del finto atto e quindi alla materiale esecuzione dello sfratto di mio zio Domenico e del suo nucleo familiare dall’appartamento che occupavano. Per questo genere di favore Faella mi chiese 300 euro, che gli consegnai personalmente nel municipio”. La telecamera era stata nascosta dai carabinieri del Ros all’interno di un condizionatore d’aria, ma pochi giorni dopo la sua installazione fu distrutta. Grazie a un’intercettazione ambientale, i militari hanno scoperto che a rivelarne la presenza era stato proprio il vigile, in cambio di alcune centinaia di euro.