Dopo Adele Gambaro anche Paola Pinna. Scoppia nel M5S il nuovo caso espulsione che fa ancora salire la tensione tra Beppe Grillo e i ‘frondisti’, che oggi non vengono allo scoperto ma ragionano sul da farsi lasciando sempre aperta la strada di una possibile scissione. Paola Pinna, è ‘accusata’ di aver lamentato in alcune sue interviste i metodi “talebani” di gestione del dissenso.
Il caso Gambaro è ancora freschissimo, ci vorranno giorni a farlo digerire a molti dei parlamentari ma l’azione di ‘pulizia’ del Movimento dai dissidenti, voluta dal leader, è partita e va chiusa celermente, facendo piazza pulita di tutti quegli elementi che non si sentono in ‘sintonia’ con i modi e le regole dei Cinque Stelle. Intanto, sul blog di Grillo si prepara il voto sull’espulsione della Gambaro , mentre in mattinata, davanti Montecitorio, si esibisce l’Agorà dei Cinque Stelle: un assaggio di ‘Grillo Pride’ che vede una pattuglia di attivisti romani accorrere in piazza per sostenere la linea del leader del Movimento e dei portavoce parlamentari che si dicono stanchi di dover prestare il fianco alle critiche, al ‘gossip’, causato dai dissidenti. Gli striscioni, i cartelli, sono contro di loro: Mastrangeli, Labriola, Furnari e Gambaro. Da lì parte il tam-tam contro Paola Pinna. Escono i primi attacchi dei deputati contro di lei fino a che la pagina Fb del Gruppo alla Camera ospita una dichiarazione di Roberta Lombardi contro la collega Cinque Stelle dal titolo eloquente: “Pinna chi?”. Si accusa la deputata di non aver mai preso parte alle assemblee se non quelle sulla diaria, “molti di noi non sapevano neppure della sua esistenza. Ci chiediamo – spara a zero la Lombardi – se queste persone… ci sono o ci fanno”. Poi, di lì a poco, arriva la conferma: il collega Andrea Colletti presenta formalmente al capogruppo la richiesta di messa all’odg dell’assemblea del gruppo la discussione per la sua espulsione. Sistemato il nuovo ‘conto’ interno, parte anche l’attacco verso l’esterno, contro la supposta ‘compravendita’ di parlamentari grillini. Ancora una volta a finire nel mirino è il democrat Pippo Civati, già definto da Grillo ‘cane da riporto’. Lui si difende a ripete: lavoro alla luce del sole, mai fatto cene con i dissidenti, e “Grillo parla di scouting e di altre sciocchezze quando sa benissimo che mi sono rivolto direttamente a lui mille volte…”. I ‘dissidenti’, i ‘dialoganti’, i contrari al metodo delle espulsioni, per lo più tacciono, allibiti. Qualche senatore azzarda e ripete quanto detto appena ieri a difesa della collega Gambaro, come Lorenzo Battista, Bartolomeo Pepe, Maurizio Romani. Il loro capogruppo allarga le braccia: “Se la collega reputa di doversi trovare di fronte ad una scelta tra libertà o servitù, neppure io esiterei a scegliere…’. Il fatto, ammette anche lui, è ché è arrivato il momento di prendere atto che il sistema delle ‘parlamentarie’ per la selezione della classe politica a Cinque Stelle non sta funzionando. Dopo gli scricchiolii per i metodi di indicazione del Capo dello Stato, un’altro totem dei Cinquestelle potrebbe cadere. “Questo l’ha riconosciuto anche Beppe, può essere che la prossima volta i criteri di selezione dei parlamentari si sceglieranno in modo diverso”.