“Oggi, nelle difficili condizioni dell’economia e della finanza e nella nuova dinamica multipolare serve più Europa. In una crisi così grave le grandi nazioni vengono chiamate a un impegno globale poiché, come dice il Presidente Obama, ‘siamo tutti nella stessa barca’”.
Morto ieri a Roma, Emilio Colombo fece nel 2011 a Losanna, dopo aver ritirato la prestigiosa medaglia Monnet, un discorso-testamento sull’Europa unita, che egli a lungo ha contribuito a far nascere e sviluppare. “L’Europa – aggiunse Colombo – non è ancora entrata nella stagione di una compiuta maturità politica, poiché manca di un influente Governo multinazionale, di una comune politica della sicurezza, estera e di difesa”. L’euro ha però “rappresentato una straordinaria risposta alla predisposizione di un terreno comune nelle politiche monetarie”, anche se “non ha impedito che l’Europa vivesse soprattutto la dimensione di grande mercato in cui l’economia, arbitrata dall’autorità monetaria, ha rivelato inevitabili debolezze in un mondo dominato dalle potenze globali della finanza”. Come metodo “per contrastare la crisi e attuare politiche di rigore verso il debito sovrano” Emilioo Colombo indicò “un efficace aggiornamento delle istituzioni europee. Siamo a un passaggio difficile della storia del mondo; l’Europa deve affrontarlo con consapevolezza unitaria, respingendo l’illusione di scorciatoie affidate a sodalizi fra singoli Stati”. Perché “dalle difficoltà è impossibile uscire da soli presumendo di capacità eroiche quasi temerarie”. Serve quindi “più responsabilità” da parte dei singoli governi, “ma anche più coordinamento nelle politiche di bilancio e sviluppo”. Quanto alla situazione italiana. “mi sento di dire – raccontò Colombo – che, pur nel difficile momento che sta vivendo, l’Italia si sente ancora in Europa. Appare ancora forte la memoria dei principi ispiratori del progetto europeo, principi dettati da Gasperi. Io – concluse – ho profonda fiducia che l’Italia possa ancora contribuire al superamento dell’attuale crisi e allo sviluppo di quell’Europa che è stata la stella polare della mia vita politica”.