Vincenzo Schiavone, di 37 anni, soprannominato ‘copertone’, esponente di spicco del clan della fazione dei ‘Casalesi’ guidata da Francesco Schiavone, detto ‘Sandokan’, è morto nella propria abitazione di San Cipriano di Aversa, dove si trovava agli arresti domiciliari.

Dopo tre anni di latitanza, Vincenzo Schavone fu arrestato dalla polizia il 25 aprile scorso in una clinica irpina nella quale era ricoverato. Era considerato il cassiere dei Casalesi e prima della cattura era nella lista dei 100 latitanti più pericolosi d’Italia.

Vincenzo Schiavone era stato scarcerato una settimana fa per l’aggravarsi delle sue condizioni dal penitenziario di Secondigliano, a Napoli, nel quale si trovava dopo il suo arresto da parte delle Squadre Mobili di Caserta ed Avellino, in una piccola struttura sanitaria privata di sant’Angelo dei Lombardi, alla vigilia della scorsa Pasqua. Esponente di rilievo della fazione dei Casalesi, ancora dagli investigatori ritenuta guidata da uno dei capi storici della cosca, Francesco Schiavone, detto ‘Sandokan’ e dal figlio di quest’ultimo Nicola, Vincenzo Schiavone (che non aveva stretti stretti legami di parentela con ‘Sandokan’) aveva ricoperto nell’organizzazione i compiti non solo di esattore e di promotore delle estorsioni dell’organizzazione, ma era stato anche attivo nel settore degli appalti pubblici. Riuscì, il 30 settembre del 2008, a sfuggire alla cattura in un’operazione coordinata dalla Dda e nella quale furono coinvolte 103 persone. Durante la latitanza fu colpito da ictus e costretto a continue cure e, successivamente, al ricovero nella clinica privata di sant’Angelo dei Lombardi, dove fu rintracciato dalla polizia.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui