NAPOLI – Il saccheggio della storica biblioteca dei Girolamini, dalla quale tra il 2011 e il 2012 sono stati trafugati migliaia di volumi, è “un’ulteriore insanabile ferita inferta alla città di Napoli, alla sua immagine e alla sua cultura, che colpisce a morte una delle sue straordinarie eccellenze”: lo scrive il gup Egle Pilla nelle motivazioni della sentenza con cui il 15 marzo scorso ha condannato sei persone, tra cui l’ex direttore della biblioteca, Marino Massimo De Caro, a sette anni di reclusione.

Quanto è accaduto, inoltre – scrive il gup nelle motivazioni della sentenza del processo celebrato con rito abbreviato – costituisce anche “un colpo fatale al prestigio della cultura italiana, mortificata dalla diffusione a livello internazionale delle notizie riferite dalla stampa sulla spoliazione e sulla devastazione perpetrate”. Le motivazioni della sentenza, in tutto 238 pagine depositate nei giorni scorsi, ricostruiscono nel dettaglio il saccheggio della biblioteca, che si trova nella centrale via Duomo. “Sorprende l’enorme mole di volumi trafugati in massa – scrive ancora il gup – e la rapidità con cui questa massa consistente di libri sia confluita in una sorta di rete di smistamento che è apparsa tutt’altro che improvvisata data la prontezza con la quale si è attivata”. De Caro, arrestato nel maggio del 2012, è tuttora detenuto a Rebibbia. L’arresto fu eseguito nel corso delle indagini condotte dai pm Serio, Fini e Sasso Del Verme coordinati dal procuratore aggiunto Nelillo. Domani dovrebbe cominciare il processo con rito ordinario in cui l’ex direttore è imputato di associazione per delinquere assieme ad alcuni collaboratori e all’ex conservatore della biblioteca, don Sandro Marsano. E’ probabile tuttavia che l’udienza slitti a causa dello sciopero degli avvocati.

 

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