Sì a “privilegiare il più possibile i contratti flessibili ‘buoni’ – i contratti a termine – rispetto a quelli ‘cattivi’ – come le ‘false’ partite Iva”, ma “non può essere un intervento di deroga generalizzata senza razionalità”. Così, intervistato dalla Stampa, il ministro del Lavoro Enrico Giovannini si dice favorevole a sperimentare i contratti flessibili, anche in vista dell’Expo. Giovannini punta però il dito contro il sistema di “formazione all’impiego” italiano che giudica “totalmente inadeguato rispetto agli altri Paesi europei”.
“Se un giovane resta per troppo tempo nell’incertezza lavorativa e non cresce professionalmente – insiste il ministro, – il suo futuro è compromesso. Se la scuola e i servizi all’ impiego non formano i giovani e ri-formano chi perde il lavoro, è difficile dare risposte di medio termine. Gli interventi del decreto possono migliorare il dato sulla disoccupazione, ma per risolvere il problema della cronica mancanza di crescita dell’ economia italiana abbiamo bisogno di migliorare il capitale umano e il funzionamento del mercato del lavoro”. Anche per questo, aggiunge, “con gli altri ministri del lavoro europei abbiamo deciso di connettere in una rete europea forte ed efficiente i nostri servizi nazionali”. In merito al decreto lavoro, sottolinea, alzando a 35 anni – come chiede un emendamento del Pd – il tetto entro il quale le imprese possono assumere ottenendo sgravi fiscali, “si allargherebbe la platea, non le risorse disponibili”.