NAPOLI – “ Non solo il commercio, con i suoi circa 1.600 esercizi commerciali sul solo territorio del quartiere Vomero, è in crisi, ma anche l’artigianato – esordisce Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Anzi è una crisi ancora più profonda e radicale dal momento che alcune figure, tipiche dell’artigianato, sono quasi completamente estinte “. “ Mi riferisco – puntualizza Capodanno – ai ciabattini, per esempio, uno degli ultimi dei quali aveva una bottega in via Tino di Camaino, che era anche un punto di ritrovo e d’incontro per i tanti clienti, scomparsa un paio d’anni addietro, ma anche ai fabbri, uno dei quali era ubicato molti anni fa in un sottoscala di via Bernini, che ha da tempo cambiato destinazione d’uso “. “ Ma, venendo ai nostri giorni, cominciano a scomparire anche i barbieri – continua Capodanno -. Proprio ieri mi sono recato alla mia barbieria abituale all’angolo tra via Alvino e via S. Gennaro ad Antignano, scoprendo che era chiusa e priva all’interno dei necessari arredi “. “ Erano circa 40 anni che andavo puntualmente presso questa barbieria, diventandone cliente fisso ed affezionato come tante altre persone che abitano in zona – prosegue Capodanno -. Tralasciando gli aspetti affettivi, adesso si porrà il problema di trovare un’altra barbieria che abbia la stessa professionalità e competenza, cosa non facile in un territorio dove, a ragione delle elevate spese di gestione, queste attività non possono facilmente sopravvivere, se non escludendo alcuni costi, come quelli sostenuti per il locale, alimentando così il ritorno alle attività artigianali effettuate al domicilio del cliente, agevolate oggi dall’uso del cellulare “. “ Così forse a Napoli, culla di antica e innovativi mestieri – conclude Capodanno – accanto all’antico mestiere della “capéra “, che fin dall’800 girava per le case per mettere a posto la chioma delle donne, potrebbe nascere a breve la figura del “capéro” per offrire il servizio a domicilio, per barba e capelli, anche agli uomini “.