La famiglia di campanianotizie.com cresce per quantità e qualità. Nel giro di due mesi il nostro team conta già oltre venti persone tra redattori e collaboratori. Un buon segno. Come il numero dei lettori che cresce, ben oltre le più rosee aspettative, di giorno in giorno.
Ma guai a montarci la testa. Siamo appena all’inizio di un percorso che ci auguriamo sia lungo e soprattutto condiviso con chi già ci segue e con i tanti altri che – speriamo bene – troveremo sul nostro cammino. Noi ci impegneremo per avere una comitiva di compagni di viaggio sempre più numerosa. E lo faremo a modo nostro: informando e denunciando; comunicando e criticando; analizzando e polemizzando. Questo è il nostro Dna. E lo sarà sempre. In questo solco si inserisce a meraviglia, ed è per noi motivo di vanto e prestigio, la preziosa collaborazione di Giuseppe Venditto. Politico, giornalista, editore, intellettuale, Venditto ha una gloriosa storia alle spalle. Che ha deciso di mettere a disposizione dei nostri lettori. Il suo contributo, come noterete già dalla prima uscita della sua rubrica di approfondimento, non sarà mai scontato o banale – non è casuale che si chiami “Viceversa” -, sarà infatti uno spazio di riflessione sui fatti della politica, dell’economia, della cultura. Uno strumento di comprensione, un punto di vista alternativo per “leggere” meglio quello che accade intorno a noi. Leggete. E soprattutto meditate.
Mario De Michele
L’elaborazione del lutto
di Giuseppe Venditto
Per un osservatore delle dinamiche della politica, generali e locali, la vicenda del Pd casertano merita molta attenzione anche senza alzare lo sguardo immediatamente oltre la sua data di nascita e senza volere traguardare la sua funzione nella prospettiva storica della seconda repubblica così come si è realizzata in provincia di Caserta. Cosa che prima o dopo bisognerà fare per dare senso e fondamenta alla stessa dialettica e competizione politica attuale. Alla sua fondazione il Pd si è trovato a governare, in funzione largamente maggioritaria, la stragrande maggioranza delle istituzioni locali: dalla Provincia alle più importanti città e comuni di Terra di Lavoro, agli enti economici fondamentali, godendo, fra l’altro, dell’adesione e del consenso dei più forti sindacati dei lavoratori dipendenti e di numerose organizzazioni di lavoratori autonomi.
Questa eredità è venuta al Pd da vittorie recenti, a partire dal 2005, del centrosinistra dopo più di un decennio di consolidata collocazione di Caserta fra le province più a destra del Mezzogiorno. La svolta si realizzò quando i dirigenti del Pds-Ds contribuirono a risolvere lo storico problema della funzione del “Centro” nella politica casertana dopo il ’93 affidando a Sandro De Franciscis la guida della coalizione di centrosinistra con il compito di raccogliere e accrescere attorno a sé le forze del ‘centro’ in misura tale da rovesciare gli equilibri fino a quel punto favorevoli al centrodestra. L’operazione riuscì in pieno ed in poco tempo De Franciscis allineò la provincia di Caserta agli equilibri politici regionali e nazionali.
Da leader del centrosinistra e Presidente della Provincia De Franciscis è stato anche il primo segretario del Pd. Enzo Iodice, eletto in sua sostituzione per garantire un margine di autonomia dalle istituzioni mediante la costruzione di una organizzazione e di una iniziativa autonoma del partito è rimasto totalmente impigliato nella rete delle contrapposizioni e dei veti e lì ha esaurito la sua funzione assieme al suo vice Dario Abbate. L’abbandono del Pd e della politica da parte di De Franciscis ha inferto un colpo pesante alla sopravvivenza stessa del partito in Terra di Lavoro.
Un anno di gestione commissariale non ha risolto i problemi politici di fondo che questo partito ha in provincia di Caserta.
L’evoluzione politica del Pd casertano, nel bene e nel male, resta allineata alla vicenda politica napoletana piuttosto che regionale. Nelle due storie vi è una differenza non di poco conto: nella società napoletana un diffuso sentimento di “sinistra” resta maggioritario, nella società casertana il sentimento maggioritario resta quello di un “centro politico” moderato e conservatore. Svelare queste definizioni è compito di una cultura politica che voglia andare di là dalle apparenze. Un “centro” complesso dai connotati molto variegati, per certi aspetti gelatinosi, che può spostarsi verso destra o verso sinistra, che non assume quasi mai connotati radicali o apertamente sanfedisti. L’assenza di una riflessione, e di una iniziativa politica e programmatica, del Pd e del centro sinistra casertano in questa direzione ha lasciato libere sconfinate praterie alla iniziativa della destra e di Zinzi.
Oggi questo tema ha una valenza nazionale e interseca la stessa riflessione dei cattolici sulla loro funzione politica nella realtà italiana.
Il congresso del Pd si è concluso da poco. Gli assetti interni che si sono imposti sembrano più il risultato di accordi fra gruppi che la conseguenza di intese politicamente fondate e riconoscibili. Nessun tentativo di comprensione di un processo politico che ha portato il Pd in due anni dal trenta a meno del dieci per cento. Ancora nessun tentativo di dare al partito un chiaro profilo programmatico. Non sono chiari i punti di appoggio di una nuova ripartenza, la quale sembra impossibile senza passare attraverso una consapevole ed esplicita “elaborazione del lutto”.