di Angelo Golia

Fa tremare la casta e scuote i centri del potere ma il vento dell’antipolitica, che soffia forte sull’intero territorio nazionale, non intacca minimamente Terra di Lavoro. Le barriere erette dai partiti e dall’attuale classe politica mantengono saldi i centri di potere consolidati confermando coalizioni e sindaci in molti comuni.

Il Popolo della Libertà si conferma prima forza indiscussa, così come si rafforza il trend di dissoluzione del Partito Democratico che ad Aversa, pagando la forte lacerazione che ha portato all’abbandono del segretario cittadino Mariano d’Amore, non riesce ad arrivare al 7%, mentre a Mondragone Achille Cennami non riesce a raggiungere nemmeno il 20% dei consensi. Una disfatta totale nei due comuni superiori al voto, che, inevitabilmente, accelererà la resa dei conti all’interno dei democrat casertani la cui segreteria provinciale non potrà farsi scudo delle vittorie ottenute negli altri comuni tra cui, vale la pena citare, le riconferme di Magliulo a Villa di Briano e Vincenzo Cappello a Piedimonte Matese.

 

Il Pdl, in provincia di Caserta, vince le elezioni, ma la tornata elettorale rafforza il gruppo di ex Alleanza Nazionale che gravitano intorno al consigliere regionale Angelo Polverino. Le liste ‘Più’ governeranno in due comuni e ad Aversa potranno contare su tre consiglieri comunali, ossia Galluccio, Della Valle e Dello Vicario. Polverino e i suoi fedelissimi adesso dissotterreranno l’ascia di guerra per ottenere lo svolgimento del congresso provinciale del partito cercando di scalfire l’attuale gruppo dirigente guidato dai senatori Gennaro Coronella e Pasquale Giuliano.

Il senatore aversano, però, potrà farsi scudo del successo elettorale. Caserta, infatti, è l’unica provincia italiana che vede il Popolo della Libertà mantenere il consenso delle precedenti tornate elettorali. Sul risultato ha inciso anche la scelta dei candidati e delle alleanze come nel caso di Aversa. Qui un elettore su quattro ha votato i candidati del Pdl ma l’unico vincitore nella città normanna può essere considerato il neosindaco Giuseppe Sagliocco.

L’ex consigliere regionale, infatti, è riuscito ad imporsi al primo turno con una percentuale del 57%, nonostante il boicottaggio di alcuni candidati che hanno praticato e propagandato il voto disgiunto. Nessuno lo ammetterà ma la differenza che c’è tra i dati delle liste e quelle del sindaco lascia pensare a un voto disgiunto sistematico e propagandato. Sono state 5417 le preferenze di differenza tra le liste di centrodestra e il sindaco, sintomo di come la campagna elettorale sia stata caratterizzata da ipocrite pacche sulle spalle e finte strette di mano. Tale dato, però, non deve essere letto come una debolezza di Sagliocco.

Al contrario esso rappresenta un atto di frustrazione dei suoi avversari che, non avendo la forza o il coraggio di contrastarlo nelle sedi deputate, hanno preferito rifugiare la propria contrarierà e le proprie ambizioni nel segreto dell’urna. 5417 preferenze che, al di là di ogni possibile interpretazione, potrebbero rappresentare un problema politico in seno alla maggioranza. Naturalmente il dato del voto disgiunto si presta anche all’interpretazione opposta, ossia, a quella di un’estrema debolezza del nuovo sindaco normanno. Ma Sagliocco vince anche perché il suo movimento civico, Noi Aversani, creato dal nulla, ottiene una valanga di preferenze diventando il secondo partito cittadino ed eleggendo ben cinque consiglieri comunali.

Una nutrita pattuglia di fedelissimi che dovrebbe mettere il sindaco al sicuro da, sempre possibili, colpi di mano degli altri partiti della maggioranza. La composizione della giunta, che dovrà essere di soli sei assessori, rappresenterà il primo importante banco di prova per il neosindaco. Sagliocco è uomo votato al pragmatismo a lui il compito di far ritornare Aversa il centro sociale ed economico non solo dell’agro ma anche di una Terra di Lavoro che ha bisogno di una classe politica all’altezza delle sfide che la complessità del nostro tempo propone.

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