”Non mi aspetto piu’ nulla dal Pd, non fara’ nulla per me. Per me va bene tutto, anche i servizi sociali, ma la decadenza da senatore e’ inaccettabile; non si transige”. Ecco la linea del Piave indicata da un nervoso e disilluso Cavaliere al termine di un lungo e affollato vertice che ha riunito per quasi cinque ore ad Arcore l’organigramma completo del Pdl, falchi e colombe, nonche’ i ministri del governo di larghe intese.

Tutti si sono stretti compatti intorno a Silvio Berlusconi, proponendo chi guerre nucleari chi escamotage parlamentari – alcuni peraltro strampalati – dimissioni di massa e amnistie globali. Ma se per alcuni che hanno partecipato al ‘Consiglio di guerra’ sono parse ”sparate a salve perche’ le cartucce sono spuntate’, per altri la maratona odierna e’ servita per chiarire quale sia ”linea della morte” per il Cavaliere. Non accettera’ mai il voto contrario della giunta e la sua esclusione dal seggio senatoriale. Ecco perche’ oggi i falchi sono usciti rafforzati nella convinzione che la pancia di Berlusconi l’avra’ presto vinta sulla testa e che lo strappo avverra’ prima del nove settembre, data della convocazione della Giunta. ”Con la moderazione non abbiamo ottenuto nulla”, avrebbe detto un disincantato Cavaliere. ”A questo punto ‘muoia Sansone con tutti i filistei’. ”Siamo al limite della rottura, c’e’ forte unita ed anche i ‘governativi’ hanno preso atto che ora ogni occasione e’ buona per far saltare il tavolo”, ha commentato un autorevole rappresentante dei falchi. Insomma, ad Arcore si e’ sfiorato lo psicodramma e il temporale che ha accolto l’uscita dei partecipanti al vertice era perfetto per accompagnare la cupezza che ha dominato la discussione. Forse l’unica idea nuova – chissa’ se realizzabile – venuta dal vertice e’ quella di usare la tempistica del decreto delegato della legge Severino per una interpretazione autentica dei suoi contenuti. Cio’ perche’ il decreto delegato scadrebbe agli inizi di novembre. Ma la linea emerge con chiarezza anche solo guardando in controluce la sintesi fatta da Alfano nell’unica dichiarazione dinale: tre sono i concetti e si legano tra loro dando soddisfazione sia ai falchi che alle colombe. Primo: la decadenza e’ inaccettabile e significa crisi. Secondo: la cancellazione totale dell’Imu diventa determinante e potrebbe essere l’occasione per dare fuoco alle polveri. Terzo: non si chiude la porta al dialogo e si cerca ancora una volta di coinvolgere il Quirinale, palazzo Chigi e il Pd nella ricerca di una soluzione che plachi la rabbia dell’ex premier.

 

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