Francois Hollande resta convinto della necessita’ di colpire militarmente il regime siriano, ma la sua determinazione non raccoglie i consensi sperati nel mondo politico e tra l’opinione pubblica. Una posizione, quella del presidente francese che rischia di diventare ancora piu’ scomoda dopo il no del parlamento britannico all’intervento in Siria e l’annuncio odierno del presidente Obama che vuole il via libera del parlamento americano per decidere l’attacco.
Secondo un sondaggio di Bva per il canale all news i-tele’ e il quotidiano Le Parisien, il 64% dei francesi e’ contrario all’intervento, e il 58% non ha fiducia in Hollande come leader nella gestione di una possibile azione militare. Una bocciatura netta, legata al timore per le conseguenze sulla Siria, che potrebbe ”cadere nelle mani di un potere islamista”, e sui delicati equilibri della regione, ma anche alla paura di possibili rappresaglie terroristiche sul territorio transalpino. La dinamica dell’opinione pubblica pero’, spiega una delle autrici del sondaggio, potrebbe cambiare nel momento in cui l’attacco dovesse effettivamente avvenire: ”I francesi non sono dei guerrafondai – dichiara – ma tendono ad allinearsi maggioritariamente dietro il capo dello Stato, per riflesso patriottico, una volta lanciato l’intervento”. Nel frattempo, l’opposizione di centrodestra invita presidente e governo alla prudenza e ad evitare di prendere decisioni troppo affrettate cedendo a ”una certa sudditanza nei confronti dei nostri alleati americani”. Prima di attaccare, afferma il leader dell’Ump Jean-Francois Cope’, ”bisogna aspettare le conclusioni degli ispettori Onu”, dato che ”la sindrome irachena e’ presente nella testa di tutti”. Solo se e quando dovessero arrivare prove inconfutabili dell’utilizzo di armi chimiche da parte del regime di Bashar el-Assad, si potra’ procedere con” un intervento mirato e limitato il cui obiettivo non sia il rovesciamento del regime”. Nei giorni scorsi era stato invece il leader dell’estrema sinistra Jean-Luc Melenchon a criticare l’ipotesi di un attacco alla Siria, definendolo ”un errore gigantesco” da parte della Francia, ”forse l’inizio di una guerra molto piu’ ampia di tutte quelle che abbiamo visto nella regione”. Anche lui aveva invitato Hollande a ”prendere tutto il tempo del sangue freddo” prima di agire, evitando di cedere al ”sistema degli sceriffi”. Siamo quindi ben lontani dall’ ”unione sacra” tra maggioranza di centrosinistra e opposizione di centro e centrodestra che qualche mese fa aveva benedetto l’azione militare francese in Mali, almeno nella prima fase del conflitto. Il dibattito parlamentare sulla situazione siriana, fissato per martedi’ pomeriggio, si preannuncia rovente, anche se a differenza di quello tenutosi in Gran Bretagna non sara’ seguito da una votazione. Hollande e i suoi collaboratori, pero’, sembrano intenzionati a non demordere: ”e’ una buona decisione, basata su principi forti – dichiara al quotidiano Liberation una fonte vicina all’Eliseo – e marchera’ tutto il suo quinquennio”.