Una cosa è individuare i siti inquinati per bonificare il territorio, tutt’altro è invece rincorrere senza prima fare i dovuti riscontri le parole dei pentiti, alcuni dei quali (vedi Carmine Schiavone) hanno smesso i panni del pluriomicida per indossare quelli del fisico nucleare. E cosa ancora diversa è mettere tutto nel calderone dell’allarmismo: rifiuti radioattivi, tossici, nocivi, speciali, ecc. Oppure confondere il fenomeno dei roghi tossici con il business dei Casalesi che hanno sversato per anni camion di rifiuti pericolosi provenienti dal nord Italia.
Affrontare seriamente il problema per cercare di sanare una piaga ancora sanguinante si può. Basta stilare una mappa delle priorità. E partire dalle zone più critiche, divenute con gli anni delle vere e proprie polveriere. E’ il caso dell’area al confine tra Giugliano e i Comuni dell’Agro aversano. Le perizie realizzate dalla Procura di Napoli hanno sinora accertato la compromissione della falda acquifera nei luoghi che circondano la discarica della Resit gestita, in località Scafarea a Giugliano, da Cipriano Chianese, tuttora a giudizio per associazione mafiosa e disastro ambientale. Qui bisogna intervenire subito. Senza proclami o chiacchiere. E stanziare ingenti finanziamenti. Per far emergere in fretta la montagna di veleno sversata in oltre vent’anni. E così via via individuando le altre zona a maggiore rischio, alcune delle quali già sono note. Fino poi a concentrarsi anche sulle aree meno inquinate ma che comunque vanno bonificate.
Discorso a parte bisogna fare per i roghi tossici. Terra dei fuochi brucia ogni giorno. E devasta l’ambiente e la vita di migliaia di persone. In questo caso l’unica ricetta efficace prevede la somministrazione dei farmaci della prevenzione e della repressione. Tutto il resto sono chiacchiere. Che generano solo confusione. E non risolvono il problema.
Mario De Michele