di Cesario Liguori*
I socialisti hanno scritto, rivolgendosi alla maggioranza, in un loro recente comunicato che nell’ultimo consiglio comunale “l’opposizione ha svelato il grande ‘imbroglio’ che state preparando sul servizio idrico”. Accusare di “grande imbroglio” amministratori comunali è un’affermazione grave che deve essere necessariamente provata. Per tale motivo chiedo a nome mio personale e di tutti i componenti della maggioranza chiarimenti su questa affermazione che altrimenti dovrò considerare calunniosa.
Il sottoscritto si assume tutta la responsabilità delle cose che scrive e non ha bisogno di nascondersi dietro sigle di partito, ma le cose che scrive e che si leggeranno in seguito le può dimostrare con fatti e documenti a qualsiasi cittadino di Cesa che lo chiedesse. Questa stessa opposizione votò nel Consiglio Comunale del 30/01/2013, a favore della nostra delibera di revoca della convenzione con il Consorzio a partire da gennaio 2014. Nell’ultimo consiglio, siamo passati alla seconda fase, proponendo il nuovo regolamento per la gestione dell’acquedotto; non è con il regolamento che si decidono le tariffe, che vanno stabilite in sede di bilancio. Ma quella sarà la terza fase.
Tuttavia l’opposizione, invece di discutere del regolamento, si è inventata una polemica sulla mancata indicazione dei costi, accusandoci di non aver portato in consiglio un piano finanziario, cosa che non riguardava l’argomento all’ordine del giorno. Alla fine comunque nemmeno hanno votato contro, ma si sono astenuti. Chiedo pertanto ai socialisti ancora una volta, invece di confondere le idee alla gente, di specificare meglio, assumendosene la responsabilità, perché sarei un imbroglione, svelando ai cittadini di Cesa i particolari debitamente documentati de “il grande imbroglio” cui fanno riferimento. Altrimenti dovrò prendere atto che sono dei calunniatori. Ma questa era solo la premessa.
Se c’è qualcuno che ha imbrogliato il popolo di Cesa è stato chi ha fatto credere che il Consorzio Idrico fosse una struttura efficiente, capace di erogare servizi di qualità a costi contenuti, quando tutta la Regione sapeva, e lo abbiamo detto in tempi non sospetti, che era un carrozzone pieno di debiti. A gennaio 2011 Cesa al Centro chiedeva la revoca della convenzione, l’UDC raccolse addirittura le firme dei cittadini. Ci sentimmo rispondere dal Sindaco che volevamo creare confusione, che il consorzio era in attivo, qualche esponente del PD esaltava il consorzio perché garantiva la gestione pubblica dell’acqua e la qualità del servizio. Ancora nel novembre 2011, inascoltato, scrivevo sugli organi di informazione: “I comuni del consorzio dovranno pagare, ciascuno per la propria quota il debito accumulato. Non so se il Comune di Cesa dovrà compartecipare per la propria quota (forse, se il debito è antecedente all’ingresso nel consorzio, la potrebbe fare franca). Ma una cosa è chiara: continuando a stare nel consorzio tutte le situazioni debitorie presenti e future verranno a ricadere su di noi” e chiedevo alla maggioranza ed al sindaco, “mettendo da parte polemiche politiche o strumentalizzazioni, di aprire una discussione tra le forze politiche e sociali del paese, ponendo le carte sul tavolo, dicendo come stanno veramente le cose”.
Infine concludevo: “ne va del futuro di questo paese che potrebbe essere travolto da una valanga di debiti. Cerchiamo di uscire dal consorzio prima che sia troppo tardi, limitando il più possibile i danni”. Purtroppo quello che prevedevo allora è successo. Proprio ieri è stato notificato al Comune un ricorso al TAR da parte del Consorzio per l’annullamento della delibera di consiglio con cui approvammo il recesso dal Consorzio. In realtà il Consorzio, preoccupato per la fuga dei Comuni e per i debiti che ha, si sta giocando il tutto per tutto con cavilli burocratici cercando di impedirci di uscire, ed avendo un debito complessivo di trentamilioni e duecentotrentasettemila euro, addebita al Comune di Cesa la somma di quattrocentosettantanovemila e novecentocinquantacinque euro che corrisponderebbe alle nostre quote di partecipazione ( 11 su 693 ) sostenendo che all’atto dell’uscita dobbiamo pagare questa somma.
In sostanza il popolo di Cesa, per essere stato tre anni nel Consorzio, oltre ad aver pagato tariffe esose, dovrebbe dare al Consorzio quasi mezzo milione di Euro di “ buonuscita “. Né il problema lo risolviamo non uscendo dal consorzio, perché il debito resta, anzi visti i precedenti è destinato ad aumentare, a meno che non vengano aumentate le tariffe come si voleva fare nell’ultima assemblea alla quale ho partecipato. Ovviamente tuteleremo davanti al giudice gli interessi del paese, ma di questo informeremo in seguito la cittadinanza in modo più completo. Vogliamo ancora continuare a parlare di imbroglio? di chi sono gli imbroglioni? parlare di chi sono i capaci e gli incapaci? Non avrei alcuna difficoltà a sostenere questo confronto, ma a questo punto non mi interessa più. Mi auguro che i socialisti facciano una riflessione responsabile e seria.
Questo non allo scopo di fare polemica, ma lo dovevo alla verità, troppo spesso negata, da certi personaggi. Lo dovevo al popolo di Cesa che ha diritto alla chiarezza. Detto questo, in coerenza con i miei atteggiamenti passati, credo che questo sia il momento, per tutte le forze politiche responsabili di fare quello che proposi nel 2011 al Sindaco di allora, mettersi intorno a un tavolo e collaborare per il bene del paese.
*Sindaco di Cesa