Le armi del partigiano Johnny-Beppe Fenoglio sono state ritrovate nel fondo di un armadio nella casa dello scrittore: una carabina M1 calibro 30 e una pistola Colt 45 automatica, le stesse armi che Fenoglio fa imbracciare a Milton, protagonista del romanzo “Una questione privata”. Lo annuncia la figlia dello scrittore albese, Margherita, che ha spiegato come, una volta espletate le pratiche burocratiche, saranno donate al centro studi dedicato allo scrittore. In questo momento la carabina e la pistola sono affidate a un armiere che, in attesa della collocazione definitiva, si occuperà della custodia e della manutenzione.
Cinquant’anni dopo parla la donna amata da Fenoglio: “Vi racconto la mia Questione Privata” Il ritrovamento delle armi “Le armi – racconta Margherita Fenoglio, unica figlia dello scrittore – sono state trovate durante il riordino della casa di mia madre Luciana, che è morta nel novembre scorso. Le ho trovate in un armadio, tra vecchie coperte e lenzuola: erano avvolte in un fagotto azzurro e quando le ho viste mi sono emozionata moltissimo. E’ incredibile che questo sia avvenuto nel cinquantesimo anniversario della scomparsa di mio padre”. Commenta il direttore del Centro intitolato a Fenoglio, Giulio Parusso: “Eravamo a conoscenza dell’esistenza di queste armi, sapevamo che erano nella sua abitazione. Ora che è mancata anche la mamma, la figlia di Fenoglio ci ha dato la sua disponibilità a consegnarle al nostro Museo”.
Parusso spiega che “nel giro di sei mesi, sbrigate le diverse formalità burocratiche, potranno essere date a noi e troveranno la loro collocazione, secondo la volontà della figlia”. Il Centro studi dedicato a Beppe Fenoglio è stato aperto il 18 febbraio e possiede un’importante raccolta di fotografie dello scrittore suddivise in vari momenti della sua vita. La sede è la stanza dell’abitazione dove Fenoglio visse la sua gioventù fino alla fine degli anni Cinquanta e dove scrisse la maggior parte delle sue opere. Fenoglio, che nei suoi romanzi ha incluso una componente fortemente autobiografica, dopo l’8 settembre decise di entrare nella Resistenza: prima si unì ai “rossi” delle Brigate Garibaldi, poi passò con gli autonomi del maggiore Enrico Martini “Mauri” e della sua 2ª Divisione Langhe, nella brigata Belbo che agiva nelle Langhe, tra Mango, Murazzano e Mombarcaro. Tra le sue varie esperienze, l’effimera vicenda della Libera Repubblica partigiana di Alba, indipendente tra il 10 ottobre e il 2 novembre 1944, narrata ne “I ventitré giorni della città di Alba”.