Potranno tornare a commercializzare il latte prodotto le tre aziende di allevamento di bufale ubicate nel Casertano, nei comuni di Grazzanise, Carinola e Castel Volturno, sottoposte a sequestro preventivo su ordine del Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere il 6 agosto scorso in seguito all’inchiesta condotta dal Corpo Forestale dello Stato che aveva scoperto come parte degli oltre 1100 capi bufalini allevati fossero stati vaccinati in età adulta contro la brucellosi, in particolare oltre i nove mesi di vita, nonostante l’esplicito divieto dell’Unione Europea.
Lo ha stabilito la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere dopo che dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo è giunto l’esito, negativo, del prelievo, successivo al sequestro, cui sono stati sottoposti gli animali; dei 1100 capi sequestrati, solo per 138 erano emersi dei sospetti, fugati dalle controanalisi. Tecnicamente tutti i capi restano sotto sequestro in attesa dei risultati del secondo prelievo effettuato nella giornata di ieri (la legge prevede che due prelievi consecutivi diano esito negativo per dichiarare gli animali sani), ma per gli oltre 950 animali risultati sani sin dall’inizio potrà riprendere la vendita del latte, purchè, ha prescritto la Procura, vengano separati da quelli ancora sospetti. Dal giorno del provvedimento il latte è stato comunque prodotto ma smaltito come rifiuto; si parla di circa 21-22 quintali distrutti quotidianamente. Secondo gli inquirenti la pratica illecita di vaccinare fuori tempo massimo i capi sani sarebbe servito per mascherare l’insorgere della malattia ed evitare gli abbattimenti