BOSCOREALE – I carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, coadiuvati nella fase esecutiva da colleghi del Reparto anticrimine di Napoli, hanno arrestato a Boscoreale il latitante Carmine Izzo, soprannominato ‘Carmine ‘o piccolino’, di 40 anni, ritenuto un elemento di spicco del clan camorristico Aquino-Annunziata attivo a Boscoreale e nei comuni vicini.
L’arresto e’ avvenuto dopo lunghe ricerche attuate con servizi d’osservazione, controllo e pedinamento. Dopo una condanna definitiva a 30 anni di reclusione per omicidio, soppressione di cadavere, traffico internazionale di stupefacenti e detenzione illegale d’armi, emessa dalla Corte d’Assise d’appello di Salerno nel maggio 2009, l’uomo, dichiarato sofferente di ‘psicosi delirante cronica’ e di ‘psicosi schizofrenica’, era evaso con l’aiuto di due fratelli il 23 luglio scorso dalla clinica Villa Elisa di Casamarciano dove era stato sottoposto alla detenzione. Al momento della cattura, ha dimostrato non comune perizia alla guida e freddezza e lucidita’ fuggire quando i carabinieri si sono avvicinati per arrestarlo. A bordo di una Ford Fiesta ha effettuato un testa coda, tamponando un’auto dei carabinieri che che lo stava per bloccare, cercando di far perdere il controllo all’ autista della macchina inseguitrice. Nonostante il tentativo di fuga, l’uomo e’ stato pero’ bloccato ed arrestato.
Su Carmine Izzo, il boss arrestato dai carabinieri nel Napoletano, pende una condanna a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Maurizio D’Elia, un pregiudicato di Scafati, detto ‘O criminale’, torturato e poi ucciso a Olevano sul Tusciano (Salerno) il 12 marzo del 2002. Carmine Izzo agì in concorso con il collaboratore di giustizia Salvatore Izzo, detto ‘Umberto o’ lustrascarpé. I due,entrambi arrestati nel novembre del 2007, per poco più di 5 mila euro e su ordine di Biagio Giffoni (capo dell’omonimo sodalizio operante nella Piana del Sele), la sera del 12 marzo 2002, assieme a una terza persona, si recarono in un circolo ricreativo di Macchia di Montecorvino Rovella, dove, fingendosi carabinieri, bloccarono alcuni giovani presenti simulando un’operazione di polizia, per poi prelevare tra questi Maurizio D’Elia che era la vittima designata. Quest’ultimo fu portato in una zona isolata di Olevano dove fu selvaggiamente picchiato, interrogato sotto tortura e infine ucciso dagli uomini di Giffoni, tra cui Carmine Izzo. L’omicidio fu inquadrato nella faida tra il clan ‘Pecoraro’ di Bellizzi e il clan “Giffoni” di Eboli, in contrapposizione per il controllo del noleggio dei videopoker nella Piana del Sele. D’Elia, infatti, era indicato a sua volta quale autore dell’agguato mortale in cui fu ucciso la sera del 4 novembre 2001 Giuseppe Esposito, detto “Peppe ò ribott”, capozona di Pontecagnano per conto del clan Pecoraro.