La resa di una generazione per alcuni, lo scatto d’orgoglio per altri. Si presta a molteplici interpretazioni quanto accaduto nel corso dell’ultimo consiglio comunale della città di Aversa. Nel corso della seduta, che ha approvato il bilancio di previsione con 14 voti favorevoli e 11 contrari, la maggioranza di centrodestra ha perso ben sette consiglieri comunali: Bisceglia, De Cristofaro, Della Valle, Dello Vicario, Paolo Galluccio, Michele Galluccio e Imma Lama. La corazzata uscita dalle urne circa 18 mesi fa non è altro che un lontano ricordo.

Sul piano del peso elettorale il centrodestra aversano ha perso alcuni dei candidati con maggiore bacino di preferenze:  Paolo Galluccio (688), Della Valle (629 ), Galluccio (495), Dello Vicario (541), Lama (438), Bisceglia (634), De Cristofaro (693).

Il ciclone Sagliocco ha scosso tutte le forze politiche della sua maggioranza mettendo alla porta un bacino di voti che supera le 4000 unità. Una forza elettorale che, usando come termine di paragone l’ultima tornata amministrativa (affluenza al 77% con 30mila voti validi), pesa intorno al 14%. Tornata elettorale che, ricordiamo, vide Sagliocco prendere circa 5000 voti in meno rispetto alla coalizione che lo sosteneva.

Anagraficamente i consiglieri che hanno scelto di abbandonare il sindaco Sagliocco rappresentano la parte più giovane degli eletti. L’unico ad esser nato primo del 1970, anno di nascita di Gianpaolo Dello Vicario, è Gino della Valle.  Gli unici due giovani che continuano ad appoggiare Giuseppe Sagliocco sono Nico Nobis (1974) e Raffaele Marino (1978).

Quello che balza subito agli occhi, quindi, è uno scontro generazionale tra diversi modi d’intendere la politica. Del resto il sindaco Giuseppe Sagliocco è stato accusato da più parti di aver accentrato su di sé tutte le scelte decisionali. Si pensi, ad esempio, alla mancata approvazione dei Peg che ha dilatato a dismisura l’approvazione di delibere di giunta per prendere provvedimenti che in presenza del piano esecutivo di gestione potrebbero esse presi in autonomia dai dirigenti

Numeri sui quali riflettere anche se quel che conta sono i quattordici che in consiglio comunale alzano la mano.

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