VILLA LITERNO – Quasi tre ore per smontare pezzo su pezzo l’impianto accusatorio. E per affermare la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati. Nel corso del processo che lo vede imputato per concorso esterno in associazione camorristica, corruzione turbativa d’asta e riciclaggio, il consigliere regionale Enrico Fabozzi ha rilasciato una lunga dichiarazione spontanea. L’udienza si è tenuta stamane presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere davanti al collegio giudicante presieduto da Orazio Rossi. In aula il pubblico ministero Antonello Ardituro.
Carte alla mano, l’ex sindaco di Villa Literno, difeso dagli avvocati Mario Griffo e Umberto Del Basso De Caro, si è discolpato da tutte le accuse producendo una corposa documentazione per suffragare le proprie dichiarazioni. Ogni punto toccato da Fabozzi è stato accompagnato da una serie di atti documentali per avvalorarne la veridicità. E il consigliere regionale ha passato sollo la lente di ingrandimento tutti gli aspetti salienti della vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto. Le sue dichiarazioni hanno ruotato in gran parte attorno al maxi-appalto di quasi 14 milioni di euro per la riqualificazione urbana di Villa Literno, ai tempi in cui era sindaco. Fabozzi ha spiegato minuziosamente che la scelta di accorpare tutte le opere in un unico bando era finalizzato a impedire che i Casalesi potessero mettere le mani sui lavori attraverso ditte legate al clan tramite il “sistema della turnazione” (che prevede un accordo tra i vari gruppi dei Casalesi sugli appalti pubblici).
L’ex primo cittadino ha difeso la scelta del maxi-appalto e le modalità con cui si è svolta la gara mettendo agli atti documenti e delibere comprovanti la legittimità dell’iter tecnico e burocratico. Fabozzi ha inoltre sottolineato che i criteri fissati nel bando di gara dei lavori di riqualificazione urbana di Villa Literno sono quelli indicati dalla Dia siciliana per impedire infiltrazioni mafiose e in linea con quelli seguiti dal sindaco di Milano Pisapia per gli appalti relativi all’Expo. Del resto è noto a tutti che il sistema del “massimo ribasso” è quello preferito dai clan e si ripercuote negativamente sulla qualità delle opere.
Il consigliere regionale ha usato toni sprezzanti nei confronti dei collaboratori di giustizia che lo hanno chiamato in causa e anche in questo caso ha prodotto documenti, grafici e atti deliberativi per evidenziare le contraddizioni “macroscopiche” e le dichiarazioni “prive di riscontro” contenute nell’ordinanza di custodia cautelare a suo carico. Fabozzi ha definito Luigi Guida, pentito-chiave del processo, “un personaggio da operetta, che dice di essere il reggente del gruppo Bidognetti ma poi si comporta come un ragazzo di bottega, visto che parla di patto per pilotare gli appalti ma non conosce neanche quali sono gli appalti affidati dal Comune di Villa Literno”. Riferendosi all’altro collaboratore di giustizia Tammaro Diana, l’ex sindaco ha rimarcato che le “accuse false del pentito dipendono dall’astio per non aver ottenuto dal Comune l’incremento dell’indice di cubatura per terreni di proprietà della sua famiglia”. Per confutare le accuse di voto di scambio il consigliere regionale ha consegnato alla corte un grafico sulle elezioni regionali che dimostra come abbia preso meno voti rispetto alla media provinciale proprio nei comuni “caldi”, quelli considerati roccaforti dei Casalesi.
L’ex sindaco liternese ha approfondito anche tutti gli altri punti dell’ordinanza, tra cui le accuse di presunta corruzione e riciclaggio. E lo ha fatto anche in questo caso carte alla mano. Alla fine ha depositato un faldone zeppo di prove documentali alto quasi mezzo metro. E a conclusione delle sue dichiarazioni spontanee, Fabozzi ha ricordato di aver chiesto di essere giudicato con il rito immediato (che gli è stato negato) per dimostrare in tempi rapidi la sua innocenza davanti al giudice della prova, perché “io mi sento uomo delle istituzioni e per questo ho grande fiducia e rispetto nei confronti della giustizia”.
Nella prossima udienza, fissata dal giudice Rossi per mercoledì 27 novembre, il consigliere regionale sarà sottoposto all’esame da parte del pm Ardituro.
Mario De Michele