Si riapre una chance di chiudere una accordo nella vertenza Indesit Company, riportando sul tavolo il piano dell’ad Marco Milani più volte alleggerito in sei mesi di confronto con i sindacati, ed evitando così la procedura di mobilità per 1.400 dipendenti avviata dal gruppo di Fabriano alla rottura della trattativa con i sindacati. Uno stop arrivato lo scorso 19 novembre quando, dopo una notte intera di confronto, a sorpresa è sfumato un accordo che sembrava vicinissimo.

Il sottosegretario allo Sviluppo, Claudio De Vincenti – che dopo aver gestito la lunga mediazione aveva espresso “rammarico” per lo stop a un confronto in dirittura d’arrivo, e aveva bacchettato i sindacati per non aver “apprezzato” i passi avanti fatti al tavolo dall’azienda – negli ultimi dieci giorni ha lavorato per ricreare le condizioni per riportare le parti al tavolo. Il ministero ha quindi convocato azienda e sindacati per un nuovo confronto, martedì prossimo, 3 dicembre. Non sembrano esserci margini per riaprire una trattativa da portare ancora avanti a lungo, sarà invece l’ultimo tentativo di chiudere un’intesa a strettissimo giro. Si punta a un accordo con tutti, ma, come dieci giorni fa, non si esclude che la soluzione possa anche essere quella di un accordo separato, con il sì di Fim e Uilm, e il no della Fiom, che è rimasta ferma su posizioni più rigide. “Apprezziamo la volontà del ministero di evitare un lungo periodo sotto la spada di Damocle della procedura per la mobilità, e immaginiamo che anche Indesit sia consapevole che un muro contro muro non serve a nessuno”, commenta Giovanni Sgambati della Uilm Campania. L’accordo si gioca sulle ultime limature al piano, spiega il sindacalista: “Ci saranno le condizioni per una intesa” se l’azienda riuscirà a cancellare anche gli ultimi esuberi previsti a fine periodo, trecento, dopo un piano dell’azienda che prevede contratti di solidarietà, prepensionamenti, e un programma di graduali rientri. Lo scorso 19 dicembre Indesit, che aveva fatto ancora passi avanti nell’ultima notte di trattative (come il trasferimento di produzioni dalla Spagna a Fabriano e dalla Turchia a Caserta, e investimenti saliti a quota 83 milioni), aveva invece comunicato di non avere più margini di trattativa, rilevando “l’impossibilita’ incomprensibile di raggiungere un accordo con le organizzazioni sindacali”. Già per due volte l’a.d e presidente del gruppo, Marco Milani, aveva alleggerito il piano di riassetto della produzione in Italia annunciato a inizio giugno, passando, con più produzione e più investimenti, dall’iniziale ipotesi di 1.400 esuberi ai 300 a fine periodo.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui