Sogna un partito-comunità nella scia di Cuperlo. E chiede che si superi la logica manichea dei “buoni e cattivi”. Gaetano Pascarella disegna i tratti del Pd che vorrebbe. Quello attuale è ancora impigliato nella ragnatela dei risentimenti personali e dei posizionamenti e riposizionamenti. Ai nostri microfoni, l’ex sottosegretario (una vita dedicata alla politica), spiega le ragioni del suo minore impegno e indica la strada per costruire un partito aperto alla società civile e fortemente caratterizzato dai valori della sinistra.

“Nel 2008 con la caduta del Governo Prodi – afferma Pascarella – dopo una vita spesa per la politica, ho avvertito la necessità di ridurre il mio impegno per dedicarmi di più alla vita privata. Inoltre ho ritenuto giusto che si aprisse una grande stagione di rinnovamento”. In vista del voto per le primarie nazionali del Pd, l’ex senatore è preoccupato per la futura fisionomia politica del partito: “Temo che possa prevalere spinte centrifughe. Questo sarebbe un grave errore, che farebbe perdere al partito la sua vera natura di forza politica di sinistra”. Pascarella teme anche un’altra deriva, quella giustizialista. E in questo senso critica la scelta di nominare Rosaria Capacchione alla presidenza del collegio provinciale dei garanti. “E’ stato un errore – sottolinea Pascarella – perché si tratta di un ruolo che necessità equilibrio, mentre dalle sue dichiarazioni pubbliche non si avverte quel distacco indispensabile per valutare serenamente il comportamento degli iscritti al Pd. Bisogna smetterla nella suddivisione tra buoni e cattivi. In questo ha sbagliato anche il neosegretario Raffaele Vitale, che io ho sostenuto e che ha composto un’ottima squadra per governare il partito casertano”.

 

Mario De Michele

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