Ha destato interesse e partecipazione tra gli studenti la presentazione del libro di Luisa Bossa “Donne in carne ed ossa”, avvenuta sabato mattina nell’Aula Magna del liceo “Quercia” di Marcianise. La platea si è appassionata all’eloquenza dell’autrice e della giornalista Rosaria Capacchione. Dopo i saluti del dirigente scolastico Diamante Marotta, ha presola parola Rosaria Capacchione.
Ha esordito con una considerazione personale circa il tema centrale del libro, ovvero il femminicidio. In seguito si è intrattenuta in modo particolare sulla seconda delle cinque storie del libro, della quale ha scritto la prefazione. In essa si denuncia l’usura e di come facilmente e frequentemente tante persone ne cadono vittima in molte città della Campania. A seguito di questa introduzione sono state letti alcuni brani del libro da parte di Giuliana Madonna ed Arianna Del Mastro, due alunne della 2L del liceo classico. Partendo da una riflessione circa le storie drammatiche delle due donne, la Bossa si è poi collegata alla propria vita. Prima di diventare una parlamentare, è stata sindaco di Ercolano per ben 11 anni e questo incarico le ha dato la possibilità di approcciarsi e legarsi sempre più al proprio popolo, non solo dal punto di vista politico ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale. E’ stata spettatrice di una realtà purtroppo devastata dalla violenza e dal maschilismo, che una società debole e alquanto intimorita dai “grandi potenti“ aveva preferito subire piuttosto che denunciare e debellare. L’autrice, tuttavia, nonostante le svariate difficoltà, è riuscita con il suo impegno a incoraggiare le vittime, le donne, a raccontare la verità, offrendo loro un grandissimo aiuto. E’ proprio da queste storie di soprusi che l’autrice ha tratto spunto per comporre questo libro. Al termine del suo intervento si è aperto un dialogo con gli alunni. Il primo intervento è stato fatto da Mariarosaria Alberico, della 3L del Liceo Classico, la quale ha chiesto alla scrittrice, ex docente di latino e greco, se vi potesse essere un collegamento tra le storie narrate e le tragedie greche. L’autrice ha confermato questo collegamento, sottolineando la tristezza e il dolore che accomuna tutti i finali delle storie narrate con quelli delle tragedie. Elena Forgione della 2L ha chiesto, invece, quale fosse la storia che più avesse toccato la scrittrice; quest’ultima ha risposto indicando la storia di Concetta e quella di Assuntina. Di quest’ultima, in particolare, ne chiarisce la caratterizzazione, indagando gli atteggiamenti, i modi di fare e di agire. Il terzo intervento è stato fatto da Antonio Velardi, alunno della 4D, il quale ha chiesto se, in qualche modo, le donne di queste storie potessero essere considerate come modelli da seguire. Al che le due ospiti hanno precisato che devono essere prese d’esempio solo per quanto riguarda il loro coraggio e la loro volontà di ribellarsi, ma non per quanto concerne le modalità della ribellione, che si presentano alquanto violente. Michele Alois della 3L ha invece domandato come hanno reagito coloro che non sono campani e gli stessi parlamentari dopo aver letto il libro. Luisa Bossa ha risposto con un excursus circa le differenze tra nord e sud, raccontando anche un’esperienza avuta con un deputato del nord. L’ultimo intervento è stato fatto da Francesco Campanile della 2Q. Quest’ultimo, ricollegandosi al discorso di Luisa Bossa circa l’importanza della parola e anche brevemente al tema della Terra dei Fuochi, ha ritenuto che lo scrivere è fondamentale, ma non quanto l’agire. Al che è seguito un intervento da parte di Rosaria Capacchione, la quale, opponendosi alla considerazione di Campanile, ha precisato che la parola è fondamentale quanto l’azione, se non di più, perché è sinonimo di cultura (basti pensare ai libri). E la cultura, al giorno d’oggi, rappresenta l’unico cavallo di battaglia; infatti, se non si possiede la conoscenza e il sapere, si finisce inevitabilmente per sprofondare nel mare della violenza e dei soprusi che travolge gli ignoranti, ovvero i più deboli in assoluto. L’alunno, infine, ha chiesto alla scrittrice se può essere considerata come una sconfitta per la società una donna che piange. Luisa Bossa gli ha risposto introducendo il discorso con la citazione, tratta dal libro sacro del Talmud, “Dio conta le lacrime delle donne” . Con questa espressione ha alluso al fatto che la donna, essendo per natura molto più debole e fragile rispetto ad un uomo, vive il dolore con maggiore intensità ; di conseguenza, tutto ciò che ci resta è la speranza che possa acquisire in futuro una maggiore forza ma, soprattutto, possa sconfiggere con il proprio coraggio questo terribile male chiamato violenza.
Di Arianna Del Mastro della IIL del Liceo Classico