Nella società di oggi, nella crisi che attanaglia le persone, con la sensazione di essere tutti contro tutti e tutto, si corre il rischio di non cogliere le azioni positive. Quei comportamenti che testimoniano la solidarietà, l’amore, che alberga nell’animo umano, qualunque sia il rapporto che unisce le persone coinvolte.
La donazione degli organi post mortem è, o meglio dovrebbe essere, un gesto naturale ed ovvio. Ma la normalità ed insieme la straordinarietà, a seconda dei punti vista, sta nel decidere di donare in vita. Per esempio possiamo entrare nella banca dati nazionale dei donatori di midollo osseo, così se mai ve ne fosse la necessità, dare una speranza di vita a chi è affetto per esempio da una qualsiasi forma di Leucemia e resistente a tutte le terapie farmacologiche e che può salvarsi solo con un trapianto di midollo. Nel caso di un organo, possiamo donare da vivente un rene, più complicato sarebbe donare porzione del fegato, per esempio tra marito e moglie, padre o madre e figlio o figlia, tra sorella e fratello. La storia bellissima che vogliamo far risaltare sui media ha come attori una un fratello ed una sorella che vivono nella nostra Città. Da una parte c’era la sofferenza psichica per la dipendenza da una macchina, come è un Rene Artificiale, per un paziente affetto da una Malattia Renale Cronica. Dall’altra la metabolizzazione di quel dolore, di quel disagio fino alla condivisione di quello stato mentale che spinge alla decisione di offrire una terapia che non si compra, né si produce in laboratorio, ma è il risultato del grande affetto che legava e che legherà ancora di più un fratello ed una sorella. In un colloquio telefonico avuto con la donatrice, alle parole di esaltazione fatte in merito al grande gesto di amore di cui si è resa protagonista, la risposta dolce, decisa ma disarmante è stata: “….ma è stato tutto normale”. Non so se si possa definire semplicemente “ normale “, la decisione di donare un proprio rene al fratello credo che sia l’espressione più alta della bontà, dell’altruismo, dell’essere solidale, del sentire l’altro parte di te. Di tutto questo credo che tu sia da oggi unatestimonial d’eccezione. Mi auguro e spero che i media vogliano soffermarsi su questa storia, che non è di cronaca nera e quindi non colpisce la morbosità di chi legge o sente la notizia, ma deve si commuovere ma soprattutto lasciare una senso di pace e serenità, in società in cui i disvalori dominano su quei principi che consentono di avere speranza che un mondo buono può esistere.
Grazie amica mia a nome dell’AIDO Gruppo Comunale di Piedimonte Matese e dell’AIDO Campania.
Guglielmo Venditti