Una ‘giustizia’ parallela, controllata e gestita dal boss. ‘Savinuccio’ Parisi, ritenuto in passato il ‘capo dei capi’ della malavita barese, non si occupava soltanto dei traffici illeciti gestiti dal suo clan.
Faceva di più. Risolveva le controversie interne, i litigi tra gli affiliati e persino i conflitti sentimentali. La sua parola, per la gente del suo clan – ha fatto intendere il ‘pentito’ Cosimo Capasso al tribunale di Bari – valeva come quella di un giudice, e andava rispettata.