Un appello al cardinale Crescenzio Sepe ed alla Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” per l’applicazione nella diocesi di Napoli del Motu Proprio di papa Benedetto XVI “Summorum Pontificum”, sulla celebrazione della messa in latino e nel rito tridentino è stato rivolto da un gruppo di fedeli. “Nella notte di Natale non potremo assistere alla messa in rito romano antico, detto anche tridentino – è scritto nel testo – per le difficoltà e gli ostacoli che vengono frapposti all’applicazione del provvedimento del Papa. Da mesi siamo in attesa della concessione di una chiesa dove si possa celebrare, come avviene in migliaia di chiese del mondo e per milioni di fedeli, la S. Messa nel rito tradizionale di San Gregorio Magno, che fu quello degli Apostoli”.
Il “Gruppo Stabile” di fedeli, entità prevista dal Motu Proprio “Summorum Pontificum” di Benedetto XVI, del 2007, che ha facilitato la celebrazione della messa in latino in rito antico, aveva ottenuto la disponibilità di una parrocchia al Corso Vittorio Emanuele. “Ma il sacerdote – dice la portavoce del gruppo, N.C., insegnante – pretendeva di modificare il rito durante le celebrazioni e lo criticava apertamente, anche nelle omelie. Dopo l’ultimo attacco subito, uno scandalo per i tanti fedeli presenti, abbiamo deciso di rivolgerci alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, competente per le controversie sull’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum”. “Abbiamo chiesto al cardinale Sepe di poter celebrare almeno una volta al mese nella nostra zona di residenza e di lavoro, la messa in rito tridentino, come avviene per milioni di fedeli nel mondo, ma finora non abbiamo avuto risposta. Eppure negli Usa vi sono diocesi dove questo rito della Chiesa cattolica, il più vicino alla messa dei primi cristiani, viene celebrata più volte al giorno, mentre nelle principali città italiane vi sono più messe in rito romano antico. A Napoli, invece, ci sono resistenze ed un’ostilità ingiustificata verso il rito tradizionale”. Alla Commissione Ecclesia Dei il gruppo di fedeli, composto da professionisti, imprenditori ed insegnanti, ha inviato il testo dell’omelia di un parroco contenente critiche al Motu Proprio di Benedetto XVI, ai fedeli che ne chiedono l’applicazione ed allo stesso Papa. “Al cardinale Sepe chiediamo di intervenire – conclude l’appello – perché il Motu Proprio Summorum Pontificum sia applicato anche a Napoli, superando l’ostilità che c’è anche all’interno della Curia, e perché sia consentito a noi, come ad altri gruppi stabili di fedeli, di poter assistere alla messa in rito romano antico”.