A poche ore dal voto di fiducia sul governo di George Papandreou, la situazione politica greca rimane molto confusa. Comunque andrà a finire, l’unica certezza sembra essere il permanere dell’instabilita’ politica, con nuovi seri problemi all’economia del Paese, gia’ in gravi difficolta’. Non e’ chiaro che cosa intenda fare Papandreou una volta ottenuta la fiducia (se ci riuscirà) da parte dei parlamentari del suo partito.

Molti sostengono – come egli stesso ha fatto capire – che il premier non abbia nessuna intenzione di dimettersi ma cerchera’ di attribuire al leader di Nea Dimocratia, Antonis Samaras, la colpa di un eventuale insuccesso nella formazione di un governo di transizione. Da fonti vicine a Nea Dimocratia, intanto, si e’ saputo che ieri pomeriggio Papandreou e Samaras, su iniziativa del premier, si sono brevemente parlati al telefono. Ma, alla proposta di Papandreou di aprire un dialogo sulla formazione di un governo di transizione, Samaras avrebbe ripetuto al premier che, se egli non si dimette, non se ne parla. Il problema, e su questo gli analisti concordano, e’ la durata dell’incertezza politica. Infatti, anche se verra’ raggiunto un accordo fra i partiti politici su un governo di transizione o di unita’ nazionale, i soldi della sesta tranche (otto miliardi di euro) del primo pacchetto di aiuti alla Grecia non potranno arrivare nelle casse dello Stato se non saranno rispettati tutti gli impegni assunti da Atene al Consiglio europeo del 27 ottobre. Resta inoltre in alto mare il bilancio del 2012 che, in base alla Costituzione, dovra’ essere presentato in Parlamento entro la settimana prossima. E non vanno dimenticate le leggi – ancora da approvare – con la ”sospensione temporanea dal lavoro” di 30.000 impiegati statali in eccedenza, la chiusura o la fusione delle imprese a partecipazione statale e le privatizzazioni. Come se non bastasse, negli ultimi mesi gli introiti dello Stato sono diminuiti a causa dei pesanti scioperi attuati in quasi tutti i settori e il denaro attualmente nelle casse dello Stato bastera’, secondo il ministero delle Finanze, soltanto fino al 10 dicembre. Nella migliore delle ipotesi, la sesta tranche da otto miliardi non arrivera’ prima del 15 dicembre.

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