“La militarizzazione dei territori non risolve certamente la questione ambientale di questa regione, rischia di essere una risposta spot legata a una cultura emergenziale che non risponde alle reali esigenze emerse” il presidente della commissione bonifiche ed ecomafie della Campania Antonio Amato esprime forti  perplessità rispetto alla soluzione di inviare l’esercito per contrastare il fenomeno dei roghi.

“Mi chiedo se l’invio dei soldati oggi possa servire a contrastare un fenomeno, quello delle ecomafie, che è profondamente mutato nel tempo e non è più quello di venti o dieci anni fa quando arrivavano a sversare i grandi tir dal nord in accordo con camorra e malapolitica. Oggi il contesto è cambiato e risorse umane ed economiche andrebbero utilizzate, piuttosto, nel potenziamento, anche di conoscenze e tecnologico, del controllo ordinario del territorio, nella prospettiva di costruire una strategia complessiva volta alla riduzione della produzione dei rifiuti, al controllo reale (e non fittizio come quello del sistri) del trasporto dei rifiuti, al contrasto della produzione in nero che genera smaltimenti illeciti, alla valorizzazione delle risorse e della partecipazione della cittadinanza attiva. Poi, non solo grandi porzioni di territorio, ma anche tanti settori restano del tutto scoperti: a che servono, ad esempio i militari nel contrasto di fenomeni come lo sversamento di inquinanti nelle acque che pure costituisce una parte dirimente del disastro ecologico  di questa regione? Insomma” continua Amato “si dovrebbe rovesciare la logica, puntare a soluzioni sistemiche, al più complessivo ciclo dei rifiuti, alla valorizzazione ambientale che tiene insieme il contrasto alle ecomafie e il grande tema delle bonifiche e di uno sviluppo sostenibile.

Inoltre, vorrei che si chiarisse una questione dirimente: quali sono tempistiche e limiti d’azione dell’intervento dei militari? Troppe volte” conclude il Presidente della Commissione Regionale “le militarizzazioni passate e recenti dei nostri territori sono servite anche al contenimento e al contrasto di un dissenso sociale che poi l’attualità ha dimostrato più che fondato. Dopo aver visto i soldati impedire l’accesso a discariche che poi si sono scoperte in mano alla camorra, non è che ce li ritroveremo a difendere cantieri per termovalorizzatori destinati alle ecoballe o altra impiantistica di forte impatto sui territori? E sicuri che questo intervento non serve anche a dare un segnale di presenza che però distoglie l’attenzione da altri interessi o mancanze? La storia recente ci ha segnato troppo in profondità perché l’attualità ci porti a esultare acriticamente per l’invio dell’esercito”

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