La terra è tornata a tremare alle 8.12 nel comprensorio del Matese, un’area al confine tra l’Alto Casertano, il Sannio e il Molise, da sempre considerata zona ad elevato rischio sismico. Pochi ma lunghissimi secondi per una scossa magnitudo 4.2, cui ne sono seguite nel giro di un’ora altre due magnitudo 2.6 e 3.7. Per fortuna solo tanta paura, ma nessun danno di rilievo. Il sisma è stato avvertito ben oltre l’area dell’epicentro, a Napoli e in buona parte della Campania, cosi’ come a Isernia. Nelle stesse ore la terra ha tremato anche in Albania, anche se non ci sono conferme di una correlazione tra i due sismi.

La zona interessata è la stessa sconvolta dal terremoto dello scorso 29 dicembre: allora come oggi, il movimento tellurico ha avuto il suo epicentro nel distretto del Matese a una profondità di 11 chilometri, in prossimita’ dei comuni di Castello del Matese, Gioia Sannitica, Piedimonte Matese, San Gregorio Matese e San Potito Sannitico e Cusano Mutri, tra le province di Caserta e Benevento. Per gli abitanti di quest’area il terremoto sta diventando un incubo senza fine. Ciò sebbene la scossa di oggi non sia paragonabile per intensità a quella di tre settimane fa: ”In termini di energia liberata – ha osservato il direttore del Centro Nazionale Terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Alberto Michelini – la scossa di magnitudo 4.2 avvenuta oggi è circa 10 volte inferiore a quella di magnitudo 4,9 del 29 dicembre”. ”Ma qui il livello di pericolosità sismica – ha aggiunto – è tra i più elevati in Italia”.

All’origine – dicono gli esperti – c’è un movimento di estensione dell’Appennino. E’ la stessa dinamica del terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009. Per fortuna il sisma non ha provocato danni, se si eccettua qualche malore dovuto allo spavento. Subito sono scattate le misure di sicurezza: chiuse le scuole e gli uffici pubblici nei comuni sanniti della Valle Telesina e della Valle del Titerno, in tutto 22 comuni; così come nei comuni del Matese, dove rimarranno chiusi anche domani. La scossa ha colto i ragazzi mentre facevano ingresso a scuola: in diversi istituti c’è stato un fuggi fuggi, mai comunque degenerato in ressa. A complicare le verifiche degli edifici scattate subito dopo il sisma (in campo Protezione Civile, vigili del fuoco e tecnini comunali) ci si è messo anche il maltempo con un violento nubifragio che per tutta la mattina si è abbattuto sulla zona. Tanta paura anche a Piedimonte Matese, che con i suoi 12 mila abitanti è il comune piu’ grande del comprensorio. “La paura è stata tanta – racconta il sindaco Enzo Cappello – ma per fortuna è andata bene”.

I controlli alle scuole hanno dato esito negativo, ad eccezione di qualche micro lesione nelle mura. Nessuna famiglia è stata sfollata (il 29 dicembre furono 34), anche se in molti passeranno la notte da parenti e amici. Allestito anche un centro di prima accoglienza in una palestra. Anche oggi, come il 29 dicembre, la zona in cui il terremoto è stato maggiormente avvertito è quella delle case popolari di via Aldo Moro. Qui la preoccupazione resta elevata: in molti si sono accampati negli scantinati e nei garage situati al piano terra riparandosi dal freddo con i falò. ”Non vogliamo fare la fine di L’Aquila – dice Filomena, una residente nelle case dell’Iacp – sono venti giorni che conviviamo con il terrore. Ci dicano se le nostre case sono sicure”. E pensare che proprio oggi aveva riaperto al pubblico l’ala storica del municipio di Piedimonte, che era stata dichiarata inagibile dopo il sisma di fine anno, ed era tornato il mercato: “Pensavamo di tornare alla normalità – commenta amaro il sindaco Cappello -. A quanto pare non si può”. I sei sindaci del Matese hanno reiterato la richiesta dello stato di emergenza; scuole e uffici pubblici resteranno chiusi fino al compimento delle verifiche necessarie per accertare eventuali danni subiti.

 

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