È andato miseramente fallito dopo i chiarimenti, squisitamente tecnici, sul concetto di “parte” in giudizio, resi dal segretario comunale nel corso del consiglio del 9 gennaio u.s., il goffo tentativo di screditarmi posto in essere da alcuni consiglieri Comunali che, solo per probabili vantaggi di poltrona, non hanno ancora avuto la coerenza di dichiararsi all’opposizione, uscendo da gruppi politici con i quali ormai non condividono alcunché, dimostrando di avere come unico scopo quello di mandare a casa il sindaco e la sua maggioranza.

 

Ebbene, tornando ai fatti di quel

 

consiglio comunale, nel segno della massima trasparenza, prima che iniziasse la discussione sui debiti fuori bilancio, il sottoscritto ha esplicitato al civico consesso e ai presenti l’ormai nota vicenda – nata nel lontano 2010 – per la quale si sarebbe astenuto dal voto. Da quel momento, lungi dall’affrontare qualsiasi tema volto ad esaminare problematiche nascenti dall’argomento in discussione, si è dato atto a scene di artato stupore, che configuravano solo maldestra premeditazione, soprattutto in ragione del fatto che si era già provveduto, fin dal mattino, ad allertare la stampa di quanto si sarebbe dovuto verificare.

Proprio nel corso del predetto consiglio, a riprova di quella vana premeditazione, si è giunti a menzionare e ad esibire una sentenza della Corte Costituzionale, che avrebbe dovuto sancire, senza dubbio alcuno, la mia incompatibilità con il ruolo di consigliere comunale.

Quando, poi, ne ho letto il contenuto ed appurato che fosse totalmente inconferente con la vicenda di cui si trattava, sono rimasto oltremodo basito, riflettendo su chi l’avesse portata in consiglio, ovvero niente meno che il vicepresidente della Provincia di Caserta, doppiamente collega, consigliere e soprattutto avvocato, Gianpaolo Dello Vicario!

Possibile che in un momento così delicato, a supporto di tale tesi, un avvocato, politico aversano di lungo corso, oggi vicepresidente della provincia di Caserta, possa giungere ad esibire una sentenza delle quale dimostri di non aver compreso in alcun modo il contenuto o di non aver avuto, neppure, l’accortezza di farne una lettura, prendendo una cantonata di tali proporzioni? Raccontare fatti diversi solo per aizzare l’opinione pubblica? Si tratta proprio dell’uomo di spessore che ci rappresenta ai vertici provinciali, rivestendo addirittura la carica di vicepresidente?!! Siamo messi proprio bene!

Ritengo sia sempre giusto dissolvere i dubbi, ed è stato puntualissimo l’intervento chiarificatore del segretario comunale che, nel corso del consiglio, anche se vanamente ostacolato dal sovrapporsi delle voci, ha precisato l’insussistenza di alcuna causa di incompatibilità per l’avvocato che difende un cliente, foss’anche suo padre, contro l’ente comunale. Tesi confortata da puntuale e, stavolta pertinente, giurisprudenza della Cassazione che, per amor di scienza, sarò lieto di mettere a disposizione degli interessati che hanno ancora delle riserve.

Inoltre, non essendo, quella del consiglio comunale, la sede naturale per una simile contestazione ad un collega consigliere, regola non scritta ma – a mio avviso – sempre vigente tra Uomini (senza voler scomodare la nota triade di Sciascia), avrebbe dovuto indurre a seguire una prassi più ortodossa e più rispettosa di quel collega. Ma sarebbe stato pretendere troppo.

In casi come questo, si dice che la miglior risposta sia la noncuranza, ma ho ritenuto fosse giusto scrivere queste poche righe dopo aver letto l’ennesimo articolo riportato, qualche giorno fa, da un giornalino locale da cui, ho potuto estrapolare la sintesi della menzogna e della disinformazione, addirittura mettendo in dubbio la bontà dell’intervento del segretario comunale, facendo apparire come fossero state di parte le argomentazioni riferite da un tecnico preparatissimo, scrupoloso ed ineccepibile qual è la dott.ssa Di Ronza, qualificata da anni di esperienza e di onorata carriera. Non ci sono parole!

Per fortuna mia ho sempre vissuto onestamente dei frutti del mio lavoro di avvocato e nel rispetto delle regole, senza avere santi in paradiso e senza essere figlio d’arte. Ho sempre duramente lottato per raggiungere ogni traguardo che mi sono preposto, sia professionale che umano, e non accetto che simili atteggiamenti possano inficiare la mia persona e il mio ruolo nell’amministrazione comunale.

Tengo a precisare, solo per scrupolo e per chi avesse le idee confuse sulla cosa, che trovarsi in una condizione di incompatibilità non significa aver commesso un reato, per cui invito a pesare meglio le parole, evitando di imporre improbabili accostamenti di idee.

Evidentemente, chi si cimenta con dedizione ed onestà nell’impegno assunto con gli elettori e con la città, può diventare scomodo per un sistema che ha, spesso, infuso dubbi sulla sua trasparenza, sistema di cui, fortunatamente, un tribunale “speciale” qual è l’opinione pubblica, molto più del sottoscritto, ha ben chiari fatti e personaggi, spesso con dovizia di particolari. Per queste ragioni, mi limito a chiudere questo sentito intervento che, preciso, non avrà altro seguito, auspicando per il futuro un confronto più leale, tra uomini che hanno voglia di fare politica e circoscritto ai temi della politica, quella di cui ha bisogno questa città per fare il tanto agognato salto di qualità.

Avv. Nico Nobis

Consigliere Comunale Aversa

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