La Micron Semiconductor, consociata italiana del colosso americano Micron Technology, ha annunciato una massiccia riduzione del personale sul territorio italiano, che toccherà quasi il 40% dei dipendenti; si tratta di personale altamente specializzato, giacché si tratta perlopiù di ingegneri elettronici, ingegneri informatici, fisici e matematici, ripartiti tra i vari stabilimenti di Agrate,

Catania, Arzano ed Avezzano. La scelta della Micron, azienda florida e con i bilanci in attivo, è in piena continuità con la recente cessione del plant di Avezzano alla LFoundry: nell’ultimo anno si è passati da circa 3.200 lavoratori in Italia alle dipendenze della Micron ad un numero vicino ai 1.100, destinato a scendere ulteriormente verso i 600 nei prossimi mesi. La Micron ha, di fatto, preso tecnologie all’avanguardia di microelettronica sviluppate o in sviluppo in Italia, per spostarle poi verso i centri di ricerca e sviluppo statunitensi, operando nel senso di un ulteriore atto di cancellazione dell’industria italiana, tagliando le risorse più professionalizzate che questo Paese poteva produrre e desertificando ulteriormente le prospettive di impiego in settori oggi strategici a livello mondiale. La volontà dell’azienda è chiara, e muove nella direzione di un abbandono del territorio italiano nel prossimo futuro, smontando un altro pezzo di high technology del nostro Paese. Per questi motivi l’on. Arturo Scotto, deputato di Sinistra Ecologia Libertà e coordinatore regionale di SEL Campania, ha presentato un’interrogazione al Ministro dello Sviluppo Economico per chiedere se non si ritenga opportuno intervenire attivamente con il preciso ed imprescindibile impegno di preservare il livello occupazionale attuale della Micron in Italia, trattandosi di una punta di eccellenza a livello mondiale nella produzione di semiconduttori.

 

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