In confronto con quello che sta avvenendo in queste ore nel Pd di Caserta uno tsunami sarebbe meno devastante. Il congresso regionale ha fatto saltare quasi tutte le caselle del mosaico che aveva disegnato il nuovo volto dei Democratici di Terra di Lavoro dopo l’elezione di Raffaele Vitale. Se nella maggioranza si registra il sostegno quasi in massa alla candidata renziana Assunta Targlione nella corsa per la guida del partito campano, sul versante della minoranza interna è scoppiato il caso Marino. Il consigliere comunale di Caserta ha annunciato tramite Facebook le sue dimissioni dall’assemblea provinciale e nazionale del Pd “per dare la possibilità a due amici di rappresentare il loro territorio in due luoghi di democrazia interna del partito”. Niente di più falso.
Del resto anche un bambino comprenderebbe che dimettersi da qualsiasi carica, anche quella più insignificante, nel giorno della presentazione delle liste d’appoggio ai candidati alla segreteria regionale significa che si è aperta una guerra nell’area che ha sostenuto Peppe Roseto al congresso provinciale. E il terreno di battaglia è il posto di vicesegretario regionale. Una poltrona alla quale ambiva Marino. Ambizione stoppata da Nicola Caputo che ha stilato in toto o quasi le liste della Tartaglione. Stringendo un patto di ferro con i suoi colleghi Lello Topo e Mario Casillo, il consigliere regionale ha preso in mano il bandolo della matassa e ha condotto le danze nell’area Renzi. E non solo. Ha aperto le porte ai big che hanno votato Cuperlo al congresso nazionale favorendo uno stravolgimento dell’assetto interno con probabili e imminenti conseguenze anche sul piano provinciale (cambio di maggioranza?). Per ora però la partita in corso riguarda il “regionale”. E Caputo la sta giocando a tutto campo. Anche per questo vuole collocare un suo uomo sulla poltrona di vicesegretario.
Da qui la reazione di Marino. Altro che spazio per due amici. Il consigliere comunale si è dimesso dalle cariche politiche perché vuole più spazio lui.
Mario De Michele