E’ allarme crollo dopo il terremoto di dicembre e gennaio che ha colpito il casertano per la Cappella funeraria di Malgerio Sorel, struttura di fine 1200 che si trova all’interno dell’abbazia circestense, ormai in rovina, di Santa Maria della Ferrara a Vairano Patenora, e che ospita un affresco rarissimo che ritrae l’immagine di Pietro del Morrone, il monaco passato alla storia come il Papa del gran rifiuto Celestino V.

“I sismi del 29 dicembre e del 20 gennaio – denuncia l’archeologo Domenico Caiazza, presidente del Centro Studi Medioevale di Terra di Lavoro – hanno aperto crepe visibili e profonde nei muri dell’immobile dalle quali entra la luce del sole; la cappella rischia in ogni momento il crollo. Bisogna intervenire subito, ma da un lato la Sovrintendenza non mi ha ancora risposto, mentre il Comune di Vairano è corso ai ripari organizzando una conferenza di servizi per il 27 marzo prossimo”. Dalla Sovrintendenza con sede alla Reggia di Caserta risponde il funzionario responsabile dell’area Gennaro Leva. “La cappella – spiega – sorge al di fuori dell’area sismica; le scosse inoltre non hanno aggravato i problemi di staticità della struttura, su cui esiste un vincolo dal 1988. Il Comune, che è proprietario, non ci ha peraltro comunicato nulla”. La cappella è una vera chicca medioevale costruita in memoria del feudatario di Alife Sorel che si fece monaco lasciando tutti i beni alla Chiesa. L’unicità dell’affresco che raffigura la sepoltura del nobile cui partecipò anche il futuro Papa Celestino V è data anche dalla presenza di una dedica in “ritmo gotico”, una scritta a metà tra poesia e prosa che narra la storia di Sorel. E’ del 2010 l’ultimo intervento di messa in sicurezza della cappella, frutto della sinergia fra pubblico e privato; da un lato, la banca Capasso Antonio spa di Alife finanziò con oltre 15mila euro il restauro dell’affresco, mentre il Comune di Vairano Patenora puntellò la struttura rendendola più stabile. Attorno alla cappella, l’Abbazia costruita intorno al 1180 D.C. – in cui dimorò per cinque giorni l’imperatore Federico II e in cui ci fu la predicazione del monaco Gioacchino da Fiore che profetizzò proprio l’avvento di un papa come Celestino V, che da monaco vi studiò 18 anni prima di partire per Roma dove fu ordinato sacerdote – è in parte crollata e ospita gufi e volpi e un rigoglioso bosco; “la cappella è ciò che resta in seguito all’azione degli agenti atmosferici e all’abbandono delle istituzioni”, conclude Caiazza.

 

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