«Abbiamo avvelenato il giardino che Dio ci ha affidato in custodia». Lo ribadisce monsignor Antonio Di Donna in occasione della Quaresima, un cammino di quaranta giorni che la Chiesa indica ogni anno ai cristiani «per riscoprire il battesimo» e «giungere rinnovati» alla Pasqua di Risurrezione di Gesù, «cuore del mistero della nostra salvezza». Ma la Quaresima è anche un tempo «penitenziale». Perciò, il vescovo di Acerra invita tutti a «riconoscere il nostro peccato, personale e comunitario». «Anche nella nostra terra – scrive Di Donna – pensavamo che un certo modello di sviluppo, in particolare quello industriale, durasse per sempre. E invece siamo tutti nel mezzo di un “pasticcio ambientale” che abbiamo permesso con la nostra miopia».

Disobbedendo a Dio e credendo allo sviluppo senza limiti, continua il vescovo, «ci siamo costruiti i nostri idoli: potere del denaro, consumo, spreco, tendenza a vivere al di sopra delle nostre possibilità». Con il risultato che «tutto è andato in fumo e noi camminiamo sulle ceneri della bellezza del Creato e di una fraternità non realizzata». Secondo Di Donna, per il rifiuto del limite siamo giunti «al ripiegamento su noi stessi, alla forbice sempre più larga tra ricchi e poveri, alla distruzione della “cultura dei legami” che si esprime nella famiglia, nel vicinato, nell’amicizia, nei luoghi del lavoro, nel percepire la società come parte di noi».

 

Ma non tutto è perduto. «Credere nel Risorto – scrive il vescovo – significa vivere alla luce della verità secondo la quale davvero “tutto è possibile a Dio”», il quale «può far spuntare la vita anche dalle ceneri», simbolicamente poste sul capo del credente all’inizio della Quaresima. Per questo, i cristiani sono chiamati in questo tempo a purificarsi «dalla testa ai piedi», la cui lavanda il giovedì santo simboleggia la disponibilità al servizio.

La Risurrezione ci dice che «anche le situazioni date per impossibili possono cambiare», conclude monsignor Di Donna. E anche la nostra comunità è chiamata a «leggere in quest’ottica di fede pasquale i segni di risurrezione che timidamente si affacciano in mezzo a noi», in particolare «il lavoro della nostra Chiesa», il cammino cioè di ascolto e conoscenza di questi primi mesi di permanenza ad Acerra, ma anche il risveglio delle coscienze sulla questione ambientale e la vocazione agricola della nostra terra, questione alla quale la Chiesa di Acerra dedicherà prossimamente «un’iniziativa per dare speranza alla città

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