Entra nella fase cruciale l’inchiesta che vede coinvolto Eugenio Di Santo. Il sindaco di Sant’Arpino, arrestato il 21 dicembre 2013 col beneficio dei domiciliari, è accusato di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità nei confronti del titolare della ditta che si occupava della refezione scolastica. Secondo gli inquirenti avrebbe abusato del suo ruolo di primo cittadino chiedendo un braccialetto di diamanti del valore di 2-3 mila euro all’imprenditore Francesco Mottola, proprietario della ditta “Marty”, che si era aggiudicata l’appalto per la mensa dell’Istituto scolastico comprensivo di Sant’Arpino.

Alla luce della richiesta del pm di rito immediato e in vista della camera di consiglio in programma nei prossimi giorni, gli avvocati Giuseppe Stellato e Raffaele Costanzo, legali del primo cittadino, sono al lavoro per preparare le contromosse. Si profilano due possibili strategie difensive: richiedere il rito abbreviato, oppure optare per il patteggiamento. Nella prima ipotesi (abbreviato) che prevede la riduzione della pena di un terzo, il giudice già al momento dell’udienza preliminare pronuncia la sentenza di condanna o proscioglimento sulla base gli atti contenuti nel fascicolo delle indagini. Non si svolge quindi la fase dibattimentale.

Il patteggiamento è invece e un rito premiale per l’imputato che gli permette di concordare con il pm una riduzione della pena fino ad un terzo. In questo modo, Di Santo rinuncerebbe ad un giudizio “pieno” in ordine alla sua posizione penale, ammettendo di fatto le proprie responsabilità. Ma uno dei vantaggi del patteggiamento è che la sentenza non comporta l’applicazione di pene accessorie o di misure di sicurezza (esclusa la confisca), per cui Di Santo, una volta condannato, non verrebbe interdetto dai pubblici uffici e potrebbe ritornare sulla poltrona di sindaco. Ovviamente però si pone un problema, grande come una casa, di opportunità politica, che riguarda non solo lui ma l’intera coalizione di maggioranza. Ma per ora Di Santo non sembra intenzionato a gettare la spugna.

Mario De Michele

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