Sull’uso dei beni confiscati “io non parlo di fallimento ma di una crisi di crescita”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, parlando nella conferenza stampa tenuta al termine della seduta del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è tenuta a Napoli. Alfano ha ricordato che al momento sono 10mila i beni confiscati e circa 1700 aziende: “si tratta di qualcosa di talmente imponente da necessitare un aggiornamento della governance dell’Agenzia ed anche di riorientare la destinazione degli stessi beni”. “Sull’uso dei beni confiscati stiamo ragionando per allargare la platea di coloro che possono beneficiare dei beni confiscati – ha aggiunto Alfano – e se non si riescono ad attribuire questi beni alle associazione di volontariato bisognerà studiare come metterli sul mercato e consentirne la vendita”. Sulla gestione delle aziende, ha avvertito il ministro, bisogna “scongiurare il messaggio che sarebbe fortemente diseducativo: ovvero che quando l’azienda era in mano alle cosce riusciva a dare lavoro stabile e quando va nelle mani dello Stato è costretta a chiudere”. Per Alfano si deve essere molto chiari: “Con i soldi della criminalità e con i metodi intimidatori della criminalità non significa stare sul mercato; d’altro canto noi dobbiamo salvare il personale che lavora in questi aziende. Questo è il nostro dovere”.