Sono una settantina i soccorritori speleologi della Protezione Civile impegnati nel recupero di Anna Bonini, la donna di 36 anni intrappolata da ieri in una grotta dell’altopiano di Cariadeghe. Una quarantina lavorano direttamente sotto terra per trasportare la barella e preparare il percorso.
L’ingresso della grotta denominata ‘Omber del bus del zel’, si raggiunge attraverso un sentiero del bosco ricoperto di foglie secche, sull’altopiano di Cariadeghe. L’ingresso e’ un buco scavato nel terreno che diventa subito buio e scuro. Per i primi 70 metri si scende attraverso degli scalini in un cunicolo stretto ma di non difficile percorribilita’. Quindi un cancelletto sbarra l’accesso alla parte piu’ rischiosa e difficile delle grotte. La chiave viene consegnata dal gruppo speleologi della zona solo a chi dimostra di possedere un brevetto o di aver seguito il corso di speleologia. Anna Bonini e i suoi due amici avevano tutti i requisiti richiesti per poter proseguire il giro nelle grotte, come ha confermato uno dei soccorritori che ha fatto il corso alla giovane donna bresciana. Sotto terra si arriva fino a oltre 250 metri di profondita’ percorrendo cunicoli e grotte per circa 3 chilometri. Per raggiungere il punto esatto dove Anna si e’ fatta male occorre un’ora e mezza. Per risalire, in condizioni normali, ci vogliono almeno 2 ore. Con la barella l’operazione e’ molto piu’ complicata perche’ in alcuni punti il percorso e’ agevole, in altri invece bisogna allargare i passaggi anche scavando. Le operazioni di soccorso sono rese ancora piu’ complicate per le difficolta’ nelle comunicazioni. Non c’e’ campo infatti per i cellulari e i soccorritori devono comunicare con un telefono fisso messo a disposizione da una trattoria che si trova a qualche centinaia di metri dall’ingresso della grotta. All’ingresso della grotta invece e’ stato portato un apparecchio telefonico di quelli usati dalle forze dell’ordine.