Una beffa per quanti si battono da anni per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Arriva, infatti, la seconda proroga che rimanda la chiusura di questi non luoghi dove si rischia di passare anche tutta la vita. La proroga è stata firmata dal presidente Napolitano che ha sentito la necessità di diramare una nota. “Ho firmato con estremo rammarico il decreto-legge di proroga urgente della norma del dicembre 2011 relativa agli ospedali psichiatrici giudiziari. Con rammarico per non essere state in grado le Regioni di dare attuazione concreta a quella norma ispirata a elementari criteri di civiltà e di rispetto della dignità di persone deboli. E ho accolto con sollievo interventi previsti nel decreto-legge di ieri per evitare ulteriori slittamenti e inadempienze, nonché per mantenere il ricovero in ospedale giudiziario soltanto quando non sia possibile assicurare altrimenti cure adeguate alla persona internata e ‘fare fronte alla sua pericolosità sociale'”.  Il provvedimento si è reso necessario perché per altri 365 le regioni non hanno realizzato le strutture alternative. Tra le strutture che restano aperte anche quelle di Aversa e Napoli. Due anni di ritardo sono davvero inaccettabili il presidente Napolitano dovrebbe inviare commissari ad acta per obbligare le regioni ad applicare la legge.

Dura la condanna del coordinamento nazionale StopOpg che in serata ha diramato una nota stampa a firma di Stefano Cecconi e Giovanna Del Giudice: “Il primo aprile scadeva il termine fissato dalla legge per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e invece, come previsto, il Governo ha approvato un decreto di proroga per un altro anno. Si protrae così la grande sofferenza per le persone, quasi mille, ancora internati nei sei Opg presenti sul territorio nazionale, definiti dal Presidente della Repubblica Napolitano strutture indegne per un Paese civile. Avevamo detto che non era accettabile una proroga senza fissare precisi vincoli. In questo senso il nuovo decreto contiene due importanti novità: 1) tra sei mesi “commissariamento”per le regioni inadempienti 2) dovere del Giudice (anche di sorveglianza) di verificare se in luogo del ricovero in un OPG può essere adottata nei confronti dell’infermo di mente una diversa misura di sicurezza. Bisognerà capire quanto queste norme siano effettivamente “vincolanti”, ma, indubbiamente, si tratta di primi passi nella direzione auspicata. Anche se non bastano. Ora lavoreremo in sede di conversione del decreto in legge per introdurre disposizioni più stringenti (es. obbligo dei progetti di cura e riabilitazione individuali), che favoriscano le dimissioni e le misure alternative alla detenzione, che, insieme al non invio in Opg delle misure di sicurezza provvisorie, possono davvero “svuotare” l’Opg. Ciò vuol dire far diventare le REMS – i cosiddetti “mini Opg” regionali previsti dalla legge – “inutili” o quantomeno residuali. Per questo i finanziamenti destinati alla chiusura degli OPG vanno utilizzati subito per potenziare i servizi di salute mentale; ciò vale non solo per gli internati ma per tutti i cittadini, per rendere a pieno titolo efficace la Legge 180. Da ultimo deve essere fissato un termine alla misura di sicurezza, per porre fine ai tanti “ergastoli bianchi”. Sappiamo che per abolire l’Opg, e fermare nuovi internamenti, bisogna cambiare il codice Rocco. A maggior ragione è importante che intanto il decreto riporti l’attuale processo di superamento degli Opg “nella carreggiata” della Legge 180, che chiudendo i manicomi ha tracciato la strada per restituire diritti e cittadinanza”.

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