Il magistrato e garante dell’Anticorruzione Raffaele Cantone ha testimoniato oggi al processo sulle minacce rivolte allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione nel 2008, nel corso dell’appello “Spartacus”. Imputati sono i boss del clan dei casalesi Antonio Iovine e Francesco Bidognetti e gli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D’Aniello. Cantone, che è stato citato dalla difesa, si è soffermato sul collaboratore di giustizia Augusto La Torre, con il quale fu a lungo a contatto all’epoca in cui, da pm della Dda di Napoli, indagava sulle attività della camorra in provincia di Caserta. Il garante dell’Anticorruzione ha spiegato ai giudici della III sezione del Tribunale che su alcuni punti, effettivamente, La Torre si rivelò inattendibile, tanto che gli fu revocato il programma di protezione; su altri, invece, le sue dichiarazioni trovarono puntuale riscontro. Al teste sono poi state fatte domande sulle minacce a lui stesso rivolte nel corso dell’appello “Spartacus” (vicenda di cui si occupa il Tribunale di Roma). Cantone ha affermato di non sapersi spiegare perché fu preso di mira: un’ipotesi potrebbe essere che, dopo il suo trasferimento dalla Dda al Massimario della Cassazione, i casalesi temevano che il magistrato potesse intervenire sui processi che li riguardavano. Proprio negli uffici del Massimario, ha aggiunto Cantone, andarono a cercarlo alcune persone delle quali si seppe poi che gravitavano nell’orbita della cosca casalese. La prossima udienza è fissata per il 5 maggio, quando dovrebbero essere sentiti come testi, tra gli altri, l’attuale procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, l’ex capo della squadra mobile di Napoli Vittorio Pisani e l’ex direttore del Mattino Virman Cusenza.

 

 

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