É stata inaugurata questa mattina alla Cappella Palatina della Reggia di Caserta, con il dibattito sul fenomeno migratorio con lo scrittore anglo-pakistano Hanif Kureishi, la sezione casertana del IV Forum Universale delle Culture. Una serie di eventi che si articoleranno in dibattiti, esposizioni e altre attività artistiche come i concerti e che avranno come location d’eccezione i monumenti borbonici, oltre alla Reggia anche il Belvedere di San Leucio. “Queste fondamentali iniziative serviranno a spiegare al mondo che da Caserta e dalla sua provincia possono partire progetti esportabili in termini di integrazione socio-culturale e valorizzazione del territorio” ha detto il sindaco Pio Del Gaudio in apertura di cerimonia; per il presidente della Provincia Domenico Zinzi “il Forum delle Culture è un enorme opportunità di rilancio per Terra di Lavoro” mentre l’assessore regionale Caterina Miraglia ha spiegato che “non c’era altro posto in cui poter realizzare questo evento: la Reggia di Caserta, patrimonio dell’Umanità, e il Belvedere, sono le location ideali. La città di Caserta sarà il punto di partenza e raccoglimento di tutti i dibattiti sui temi sociali e culturali più attuali, così le toglieremo finalmente da dosso l’immagine orribile che circola quasi sempre sui media”. É stata, quindi, la volta dello scrittore nato nel 1954 nella periferia di Londra da padre pakistano e madre inglese, che sulla propria pelle ha vissuto il dramma di chi “si sente diverso sin dall’età scolastica”, riuscendo poi con i propri libri a dar voce a chi voce non l’ha mai avuta. Hanif Kureishi, autore di opere importanti sul fenomeno migratorio e sui problemi pratici e psicologici connessi all’integrazione, come il romanzo “Il Buddha delle periferie” e il film di successo come “My Beatiful Laundrette”, ha risposto alle domande del giornalista Giorgio Zanchini di Radio 3 e degli alunni del Liceo Classico Pietro Giannone nell’ambito del dialogo “Mio figlio il fanatico. Migrazioni e generazioni” previsto dal ciclo “Città in movimento. Geopolitica, culture e diritti dei migranti” curato dallo storico Paolo Macry. Kureishi è partito dall’esperienza della Gran Bretagna, “dove nel dopoguerra con non poche difficoltà, grazie alla mentalità liberale tipicamente inglese, a volte un po’ anarchica, emerse una società multirazziale e tollerante; solo questa visione permette di superare le differenze. Ma attenti a programmare una società multiculturale queste cose non si possono prevedere, bisogna star lì a osservare e soprattutto ci vuole tanto coraggio nel guardare e ascoltare chi è diverso. In fondo le nostre società sono un coacervo di identità e minoranze”. Kureishi ha poi bocciato l’idea occidentali di esportare democrazia: “Non credo che Bush e Blair volessero esportare la democrazia in Paesi come l’Iraq o l’Afghanistan, al massimo il capitalismo. I Paesi Musulmani non sono ancora pronti a cambiare in modo così radicale, ma di certo poi imporre una forma di governo con le bombe è assurdo”.