Accompagnati come ogni anno da una coda di proteste si sono svolti oggi in tutta Italia i test Invalsi di Italiano per le classi seconde e quinte della scuola primaria. Qualche defezione c’é stata, ma la stragrande maggioranza delle classi si é presentata all’appuntamento con queste rilevazioni che sondano i livelli di apprendimento e le competenze degli alunni. I test sono obbligatori in base al “Salva Italia” del governo Monti: se da parte di qualche scuola c’è il rifiuto a partecipare, l’Istituto di valutazione lo comunica al ministero o all’ufficio scolastico regionale che procedono a una valutazione caso per caso. Stamani davanti al ministero dell’Istruzione i Cobas, da sempre in prima linea contro contro “l’insensato rito dei quiz indovinello”, hanno organizzato un presidio- spettacolo in concomitanza con uno sciopero del personale scolastico. Alcune decine di persone – insegnanti, genitori ma anche bambini, presumibilmente di scuola elementare – tra qualche striscione, lo sventolio di una decina di bandiere del sindacato e l’aiuto di artisti di strada hanno mandato in scena la protesta. Intanto, in classe circa 568.000 alunni di seconda e 561.000 di quinta primaria si sono cimentati con la grammatica e con la comprensione del testo. In 45 minuti (le seconde) e 75 minuti (le quinte) hanno dovuto rispondere a un pacchetto di domande collegate con i programmi di studio. Domani sempre le classi seconde e quinte della primaria affronteranno la prova di Matematica mentre il 13 maggio é in calendario la prova di Italiano e Matematica per la seconda Superiore. Il 19 giugno con i test Invalsi, di Italiano e Matematica, si cimenteranno, invece, i ragazzi impegnati nell’esame di terza media (la prova fa infatti parte dell’esame di Stato). Come ogni anno è stato estratto un campione rappresentativo di classi in cui tutte le operazioni saranno curate da un osservatore esterno. Un primo rapporto sugli esiti delle prove, basato sui dati campionari, sarà disponibile già il prossimo 10 luglio. Mentre a settembre le scuole avranno a disposizione i dati relativi alle proprie classi. La quota di istituti che ha utilizzato questi dati nel 2013 e’ stata pari al 71%. Erano il 51% nel 2012 e il 42% nel 2011. Un numero, dunque, in costante crescita. E che la strada della valutazione é quella giusta da percorrere lo ha ribadito anche oggi il ministro Giannini. “Collegare la valutazione ai risultati dell’insegnamento è possibile, lo fanno molti Paesi, si fa con strumenti che esistono come, ad esempio, le prove Invalsi. A questo si deve aggiungere una valutazione del lavoro complessivo che fa la scuola” ha spiegato il ministro sottolineando, a questo proposito, il ruolo dei dirigenti scolastici: “se la tua squadra ha risultati modesti devi poter e voler trovare strumenti di miglioramento”. “E tutto ciò é la base – ha aggiunto – per arrivare a una proposta articolata che rivisiti il contratto degli insegnanti e dei dirigenti scolastici uscendo dalla ‘gabbia’ dello scatto stipendiale come unico strumento per ‘avanzare'”.

 

 

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