Decadenza alle porte per il sindaco di Sant’Arpino Eugenio Di Santo. Con lo spettro dell’incandidabilità che incombe sul suo futuro politico. Dopo la condanna penale (un anno e 6 mesi) inflitta dal tribunale Napoli Nord arriva infatti anche quella, di natura amministrativa, del Ministero dell’Interno. In risposta ad un quesito della Prefettura di Caserta sull’eventuale ritorno in carica del primo cittadino, il Viminale ha scritto a chiare lettere che Di Santo non può tornare al suo posto. Non lascia scampo al sindaco la nota del direttore centrale del dicastero retto da Angelino Alfano che richiama la legge Severino e alcune sentenze della Cassazione: “E’ affermata la rilevanza della condanna anche per delitti tentati (e non consumati, come nella fattispecie) contro la Pubblica amministrazione ai fini della decadenza”.

Il Ministero dell’Interno fa inoltre presente, citando una sentenza dei giudici della Suprema Corte, che è “impedita l’assunzione di pubblici uffici, ancorché elettivi, a soggetti che a qualunque titolo siano rimasti implicati, al punto da riportarne condanna alla pena della reclusione, nella commissione di illeciti penali commessi con abuso di poteri o con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione”. In parole povere: Di Santo non potrà tornare sulla poltrona di sindaco perché scatta, per legge, la decadenza. Fine della storia? No, si addensano altre nuvole sull’orizzonte del primo cittadino. Il Viminale ha sancito anche un altro principio: “La fattispecie delittuosa in esame – e precisamente il combinato disposto degli articoli 56 (delitto tentato) e 319 quater (induzione indebita a dare o promettere utilità) – ove la sentenza sia divenuta definitiva, appare rientrare fra i casi di incandidabilità”.

E quindi? Semplice: in base alla legge Severino, Di Santo non potrà ricandidarsi. Con la conseguenza che oltre a decadere, non potrebbe neanche ripresentarsi alle prossime elezioni comunali o a qualsiasi altro tipo di competizione elettorale. Una batosta. Un uno-due che lo metterebbe kappaò. Definitivamente. “Montante” e “gancio” potrebbero essere sferrati già nei prossimi giorni. Il Ministero ha sollecitato il prefetto Pagano ad accelerare l’iter per l’adozione del provvedimento di decadenza del sindaco. Il “diretto” decisivo a mandare al tappeto Di Santo lo ha scagliato il consigliere comunale di minoranza Francesco Capone.

Nel chiedere il celere intervento della Prefettura, il direttore centrale del Viminale ha fatto esplicito riferimento all’esposto presentato dal gruppo di opposizione. Dalle notizie che trapelano dagli ambienti vicini al sindaco si apprende che lui sarebbe intenzionato a riprendere comunque il suo posto in attesa del provvedimento di decadenza per presentare successivamente ricorso alla giustizia amministrativa. Di Santo, difeso dagli avvocati Giuseppe Stellato e Raffaele Costanzo, ha patteggiato un anno 6 sei mesi di reclusione (pena sospesa) per aver pressato Francesco Mottola, titolare della “Marty Srl”, ditta vincitrice della gara d’appalto del servizio di refezione scolastica, affinché gli venisse regalato un braccialetto di diamanti dal valore di circa tremila euro.

Mario De Michele

 

 

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