“Credo che alla fine l’importante sia la decisione di Renzi di proporre uno che in questi anni gliene ha dette di tutti i colori, con scontri anche duri. Quando sarà il caso continuerò a dirgliele. Così si trasmette l’idea di un Pd che ha un compito: portare l’Italia fuori dalla crisi e perciò prova a costruire l’unità. Non dobbiamo dividerci, ovviamente senza omologarci”. E’ quanto afferma a Repubblica il neopresidente del Pd, Matteo Orfini. “Cercherò di essere – assicura Orfini – anche il presidente di chi non mi ha votato”. Alla domanda se il nuovo Pd del 40,8% nasca sull’asse Renzi-sinistra dei “giovani turchi”, la sua corrente, Orfini replica: “No a una lettura caricaturale, non è asse tra Renzi e ‘turchi’ ma tra tutti quelli che vogliono il cambiamento”. “L’ho detto subito dopo il congresso – aggiunge. – Non aveva senso ragionare in termini di maggioranza e minoranza. Infatti non mi sono dedicato all’unità della minoranza ma di tutto il Pd. Il pluralismo va garantito sulle idee non sui cognomi”. Orfini fa sapere quindi che intende incontrare i senatori dissidenti del Pd: “Vorrei che rientrassero”. Intervistato anche dall’ Unità, Orfini replica a Stefano Fassina secondo il quale il neopresidente non sarebbe una figura super partes: “Evidentemente – afferma – il profilo che ho tenuto in questi anni non è super partes, ha ragione Stefano, ma credo che sia stato importante il segnale che Renzi ha voluto mandare a tutto il partito proponendo il nome di una persona con cui durante questi anni ci sono stati molti scontri leali e sulle idee”.