La Regione Campania si attiva sul tema caldo delle Borse di studio universitarie del 2022/23 e corregge in parte la delibera sulle soglie di reddito, rispondendo così alla denuncia del Mattino di domenica scorsa. Con una Giunta straordinaria, infatti, ieri è stata corretta la delibera 301 approvata appena il 21 giugno scorso e che questa mattina doveva andare per il parere in commissione Istruzione al Consiglio regionale. Dove avrebbe ricevuto con tutta probabilità una sonora bocciatura, a partire dalla presidente Bruna Fiola. Le nuove soglie sono 22.700 euro (da 21.000) per l’indice reddituale Isee e di 46.500 euro (da 40.000) per l’indicatore patrimoniale Ispe. Un passo avanti, che ha richiesto una copertura di 30 milioni ulteriori rispetto al budget di 100 milioni ereditato dall’anno precedente. Ma le soglie standard nazionali, approvate da quasi tutte le altre Regioni, restano superiori: 24.355 euro per l’Isee e 52.902 euro per l’Ispe. In particolare l’indicatore dei beni patrimoniali familiari nelle altre Regioni è del 14% più alto e questo porta per una matricola che deve scegliere l’ateneo una differenza economica che può superare i 7mila euro. Quest’anno infatti il governo, grazie ai fondi del Pnrr, ha spinto molto sulle Borse di studio universitarie con l’obiettivo di arrivare a erogare 300mila sussidi, contro i 246mila attuali. Tre le novità: importi più elevati (ai quali la Campania si è adeguata già con la delibera 301); soglie di reddito e patrimoniali più alte; bonus del 20% per le studentesse che scelgono una disciplina Stem, ovvero materie scientifiche, tecniche, ingegneristiche o matematiche. In un Paese con pochi giovani e con ancora meno universitari le Regioni hanno fatto a gara per approvare i bandi per le Borse 2022/2023 e soprattutto per pubblicizzarli. L’Emilia Romagna per esempio ha fatto sapere che le matricole che si iscriveranno negli atenei della Regione riceveranno un anticipo della Borsa del 25% già il 10 novembre 2022. Il Lazio ha preparato una documentazione accattivante e un video per spingere gli studenti a trasferirsi presso la propria regione. La Lombardia ha offerto l’opzione di convertire parte della Borsa in alloggi e pasti gratuiti.

La Campania, nel frattempo, si era limitata ad approvare la delibera 301 che confermava pigramente le vecchie soglie di reddito e patrimonio, come se l’arrivo del Pnrr non avesse cambiato nulla. Eppure il tema della spinta alla formazione universitaria è in primo piano da anni. L’Unione europea ha inserito la quota di laureati nella fascia di età 30-34 anni al 40% da raggiungere entro il 2020. Missione compiuta. Ora è stato fissato per il 2030 l’obiettivo del 45% nella fascia di età 25-34 anni. Ma l’Italia era ed è rimasta molto indietro, penultima dopo la Romania, a quota 28% e la Campania è intorno al 20%. Tuttavia il passo avanti della Regione, che va registrato come positivo, non risolve tutti i problemi. Resta per alcune fasce di reddito e patrimoniali un forte disincentivo a iscriversi negli atenei della Campania. Un esempio concreto rende con chiarezza il tema: una ragazza della Basilicata o del Cilento che vuole scegliere una facoltà tecnica o matematica potrà beneficiare di una Borsa più alta del 20% di un collega di sesso maschile grazie all’incentivo alle studentesse a scegliere le materie Stem. Se il suo reddito familiare Isee cade nella fascia tra i 22.700 e i 24.355; oppure se il patrimonio familiare Ispe rientra nella fascia 46.500-52.902 euro perde del tutto il diritto alla Borsa di studio in Campania mentre riceve l’agevolazione se si iscrive a Roma, Bologna o Milano. Se il suo obiettivo è frequentare ingegneria e in concreto l’Isee è intorno ai 16.000 euro (utile cioè per la Borsa) ma l’Ispe a quota superiore a 46.500 euro (troppo per la Campania) la differenza tra scegliere Ingegneria a Napoli oppure Ingegneria a Roma o Bologna è notevolissima. Alla Federico II il contributo della Borsa sarà nullo, zero; mentre la Sapienza staccherà un assegno annuale di ben 7.389 euro e la stessa somma, con un anticipo di 1.847 euro già il 10 novembre, arriverà dall’Alma Mater. Per chi ha un reddito familiare annuo intorno ai 16.000 euro un bonus di 7.389 di cui 1.847 euro al momento dell’iscrizione non è affatto poco.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui