Alife– “Cosa chiede la chiesa al territorio nelle componenti sociali, economiche, civiche?”. Il tema affrontato nel convegno in preparazione alla visita pastorale nella forania di Alife è stato uno dei due ambiti di riflessione(l’altro tema riguardava la direzione opposta cioè le istanze del territorio alla chiesa locale) dell’incontro di apertura ed è stata svolta dalla docente Maria Rosaria Francomacaro, presidente Azione Cattolica della parrocchia di Ave Gratia Plena di Piedimonte Matese, “circa i rapporti e le dinamiche tra queste due entità” portando la sintesi di precedenti incontri nelle parrocchie che fanno parte di questa forania e soprattutto dei questionari distribuiti: cinque domande a cui hanno risposto le persone “in numero non molto rilevante” e questo già costituisce un dato interessante sul senso di partecipazione attiva alla vita della comunità”. Un binomio complesso e difficile scandagliato da Francomacaro: “prima di scendere nel dettaglio occorre provare a riflettere sull’identità delle due realtà appena menzionate: chiesa e territorio. Cosa sono? E’ possibile parlarne in maniera distinta? Avrete capito che le mie sono domande retoriche. Io personalmente un’ipotesi di risposta l’ho già formulata. Chiesa è territorio. Non c’è chiesa senza territorio, mentre forse c’è territorio senza chiesa. La chiesa si identifica sempre con un territorio, ne costituisce, per fortuna, parte integrante. Perciò la chiesa intreccia, con il territorio, un rapporto che è fatto di richieste, di offerte, di proposte, di dialoghi, di collaborazioni” .Una relazione così particolare tra chiesa e territorio che consente alla docente di mettere in campo una chiave di interpretazione in termini di “paradosso”, “cioè un rapporto strano, incredibile forse impossibile, eppure reale. Reale perché è quello che viviamo ognuno di noi. Il punto è capire se lo viviamo dal punto di vista della chiesa oppure dal punto di vista del territorio. In altre parole ci sentiamo più chiesa oppure più territorio? Pensiamo che essere chiesa sia anche essere territorio oppure le due realtà sono nella nostra percezione un paradosso?”. Interrogativi per far venire alla luce l’intreccio di relazioni tra le due realtà. “La forania di Alife, attraverso i questionari( specie il terzo incentrato sul contributo della diocesi e delle parrocchie allo sviluppo del territorio in questa difficile fase storica ndr) , ha delineato- ha illustrato Francomacaro- un’analisi della situazione locale che spazia dall’ambito sociale, a quello culturale e pedagogico. Sono stati toccati temi fondamentali quali il lavoro –e la disoccupazione, i giovani e il disagio giovanile –inclusa la prostituzione minorile, l’ambiente e la cura del territorio, la famiglia e la formazione, il senso di comunità e di comunione, ecc. In molti casi si è trattato di un vero esame di coscienza che ha messo a nudo tante realtà di chiesa e territorio che sono davanti agli occhi di tutti ma di cui spesso non si parla nelle chiese. In particolare la forania di Alife vede la chiesa quale soggetto proponente all’interno del territorio. Le viene riconosciuta la funzione di soggetto proponente perché forse più sensibile di altre realtà agli ambiti sopra elencati. Riconoscerle però questa funzione attribuisce alla chiesa grandi responsabilità nei confronti del territorio, responsabilità non sempre portate a compimento. La chiesa ha bisogno di spazi, di luoghi fisici in cui operare con e per il territorio. La chiesa chiede al territorio la possibilità di essere centro propulsore di forme di aggregazione sociale. L’attenzione della chiesa al più debole –sua peculiarità- spinge la chiesa a farsi carico di situazioni sociali quali la disoccupazione. Ecco che la chiesa di Alife –viene sottolineato- chiede al territorio di essere coinvolta nella promozione di cooperative che salvaguardino e che promuovano il territorio. Perché ciò avvenga la chiesa deve essere maggiormente presente sul territorio: deve essere informata e deve a sua volta informare, deve essere coinvolta e al tempo stesso lasciarsi coinvolgere nelle problematiche del territorio. Perché la chiesa, quale soggetto proponente, può e deve offrire al territorio occasioni di formazione spirituale, sociale e pedagogica”. Tre gli ambiti di intervento: sociale culturale ed educativo, vere e proprie direttrici d’azione per una chiesa pienamente “inclusiva” capace cioè “di riconoscere affrontare ed accogliere le realtà del proprio territorio. Là dove le comunità vivono la crisi e la complessità del presente, là dove le comunità hanno perso fiducia e speranza nelle istituzioni del territorio a livello locale e globale, chiedono che la chiesa abbia gli spazi per diventare soggetto attivo all’interno del territorio. Chiesa che suscita fede, chiesa che offre speranza, chiesa che opera scelte coraggiose. Forse è l’ultima speranza o forse è una scelta, perché chiesa è scelta”.
Michele Martuscelli