SANT’ARPINO – Riuscita la presentazione del testo di Nicola De Chiara a Sant’Arpino. Nell’aula consiliare del Comune, presso la succursale del liceo Scientifico «Fermi» di Aversa, tantissimi alunni della scuola media «Vincenzo Rocco», oltre a diversi studiosi e appassionati di storia patria, hanno assistito alla presentazione di «Aversa e i suoi Casali nel Settecento.
La Carta del Fioravanti», il testo edito dalle Edizioni NerosuBianco che il vice Sindaco di Aversa e Assessore alla Cultura vuole portare all’attenzione degli ex Casali di Aversa. Ad accogliere De Chiara sono stati l’Assessore Elpidio Iorio, il presidente della Pro Loco Aldo Pezzella, che ha organizzato l’incontro col patrocinio del Comune, il preside della «Rocco» Angelo Dell’Amico. Nel finale ad intervenire è stato anche l’ex Sindaco Dell’Aversana. Nicola De Chiara a Sant’Arpino ha soprattutto parlato dell’importanza dell’area atellana per la stessa nascita di Aversa. Le vicende, infatti, dell’antica Atella rappresentano le radici su cui si è poi sviluppato tutto il resto. Anche dalla Carta del Fioravanti, di cui De Chiara ha ricostruito la storia, si evince l’importanza di Sant’Arpino che nel Settecento conserva ancora l’antico toponimo S. Elpidio. «Da qui – ha detto De Chiara – è partito tutto, la nostra storia, la nostra cultura, il nostro essere aversani». Un territorio, quello della grande e illustre Aversa, che controllava alla fine del Settecento più Casali di Napoli, ma che si smembrò a seguito dell’istituzione del Catasto Onciario da parte di Carlo di Borbone. I napoletani, nel tentativo di non pagare la tassa sui beni posseduti nell’Aversano, portarono la città normanna in tribunale. E tra i grandi avvocati che difesero Aversa, dal tentativo, maldestro ma riuscito, di dimostrare da parte dei napoletani che non avevano diritto a pagare quella tassa perché la città normanna era stata da sempre subordinata a Napoli, ci fu l’avv. Carlo Maglioli, nativo proprio di S. Arpino, che, in una celebre dissertazione, dimostrò che Aversa non fu fondata su un territorio napoletano, perché le donazioni del Duca Sergio IV di Napoli arrivarono solo dopo la conquista con le armi del territorio aversano da parte del normanno Rainulfo Drengot. Gli alunni e i docenti presenti hanno apprezzato con ripetuti applausi all’indirizzo dell’autore che, anche a Sant’Arpino, ha invitato giovani, rappresentanti delle istituzioni e cittadini a ritrovare le ragioni dell’«aversanità» perduta partendo da quello che la storia ci ha trasmesso. Il 20 e il 21 dicembre De Chiara presenterà il suo lavoro agli studenti del liceo «Jommelli» di Aversa. Ma prima sarà, il 16 dicembre alle ore 18,30, alla Pro Loco di Cesa.